ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il Giornale
(Sezione: Interni       Pag.    6 )
Sabato 25 giugno 2005

Fabrizio de Feo

IL DIBATTITO POLITICO

Non c’è accordo tra le correnti del partito. Oggi la convention di Destra protagonista di Gasparri e La Russa potrebbe aprire nuovi scenari

  

 

 An, si sfalda la santa alleanza contro Fini


 

da Roma

Nessuna alleanza, al massimo un patto di «non belligeranza» tra gli avversari storici che da sempre si fronteggiano dentro Alleanza nazionale. Le trattative sono ancora in itinere. I contatti si infittiscono. Le relazioni umane più spigolose, su tutte quella tra Gianni Alemanno e Maurizio Gasparri, si ammorbidiscono e si arrotondano. Ma il «compromesso storico», ipotizzato da alcuni protagonisti nei giorni scorsi, l'accordo tra correnti con cui ribaltare gli equilibri interni del partito e mettere «sotto tutela» la leadership di Gianfranco Fini, al momento, resta un miraggio lontano.

Oggi lo scenario potrebbe ulteriormente chiarirsi. Destra protagonista, la corrente che fa capo a Gasparri e La Russa, riunirà le proprie schiere per preparare la volata verso l'assemblea del 2 luglio. Con ogni probabilità la «mozione del segretario», ovvero l'ipotesi di nominare un coordinatore da affiancare al presidente del partito, verrà appena sfiorata. L'attenzione si concentrerà, invece, sull'esigenza di percorrere fino in fondo la strada del partito unico e arrivare a questo appuntamento avendo ben chiara la risposta alle «eterne domande»: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. L'accento, insomma, verrà posto sull'indissolubile legame con la tradizione cattolica, forse con la presentazione del documento su identità e valori a cui Destra protagonista sta lavorando da alcuni giorni. Il discorso, poi, si sposterà sulla necessità di avere regole chiare a garanzia del dibattito interno, visto che «non è possibile continuare a conoscere la linea del partito dai giornali», per dirla con Gasparri. Infine i dioscuri di Destra protagonista si impegneranno in una orgogliosa difesa delle correnti, strumento politico indispensabile in assenza di luoghi di dibattito alternativi.

Sull'ipotesi, caldeggiata da Fini, di una nomina di Altero Matteoli a coordinatore, Gasparri e La Russa diranno che non c'è alcuna preclusione sui nomi. L'importante è che la scelta non venga calata dall'alto. Un modo per dire che Destra protagonista non accetterà una indicazione formale del ministro dell'Ambiente da parte di Fini senza preventive consultazioni. È chiaro, comunque, che il leader di An non avrà la strada spianata da parte di Gasparri e La Russa. Tanto che resiste qualche residua possibilità che Destra protagonista possa adottare la linea della «doppia astensione», sospendendo il proprio voto sia sulla relazione di Fini che sul documento di Alemanno e Mantovano.

Qualcosa si muove anche sul fronte della Destra sociale. Il ministro delle Politiche agricole rilancia - nel documento politico scritto con Alfredo Mantovano - l'idea della conferenza programmatica sui valori e apre qualche spiraglio sul nome di Matteoli. «Non ho prevenzioni personalistiche su nessuno - spiega Alemanno - ammesso che il coordinatore abbia il mandato dell'assemblea, che si rispetti il principio della incompatibilità tra questa carica e incarichi di governo e che il coordinatore si impegni a rilanciare il partito sulla linea di Fiuggi». Se oggi scatterà la convocazione della corrente di maggioranza del partito, lunedì prossimo toccherà ai cosiddetti «girotondini di destra», gli autoconvocati che fanno capo alla rivista La destra di Fabio Torriero alzare la voce. Più di cinquanta circoli parteciperanno al raduno, insieme a più di venti tra associazioni culturali, movimenti e testate giornalistiche. «Nel momento in cui il dibattito politico è drogato dalle correnti» sottolinea Torriero «tutti avranno la possibilità di intervenire liberamente. Una clessidra, una sveglia e un microfono. Solo questo sul palco, dove non ci saranno nè poltrone, né scrivanie, né simboli ufficiali di partito». Un tentativo di dare una scossa perché «con l'attuale classe dirigente si rischia di non vincere più, a meno che non si ascolti la base e non si cominci finalmente a dire


    

 

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