MASSIMILIANO SCAFI di Roma
Il Viminale: «La sorveglianza è altissima»
E adesso? Blinderete tutti i McDonald's? Piazzerete dei metal-detector davanti all'Hard Rock Café di Via Veneto? Perquisirete i clienti dell'Hilton? «No, perchè così faremmo solo il gioco dei teroristi - risponde Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno con delega sulla polizia -. Secondo me loro voglio proprio questo».
Cioè, che cos'è che vogliono, qual è il loro obbiettivo? «Vogliono diffondere il panico, seminare il terrore, farci perdere il senso della misura. La coesione sociale e il senso di sicurezza di un popolo non si mina solo con le bombe e gli attentati, ma anche creando paura generalizzata».
Ma, l'allarme lanciato da Washington sembra molto serio: il Dipartimento di Stato parla di «segnalazioni specifiche» e precise, parla di possibili attacchi in Italia ai «simboli del capitalismo americano», dice pure che l'azione sarebbe prevista entro il mese di ottobre... «È un allarme serissimo e sicuramente nessuno di noi lo vuole sottovalutare. Infatti, la sorveglianza sui cosiddetti obbiettivi sensibili statunitensi è massima. E non da oggi: i sistemi di controllo e di sicurezza sono stati rafforzaati subito, l'undici settembre. Stiamo facendo il possibile per sorveglare e prevenire. Ma certamente non possiamo dare una scorta a ogni cittadino americano».
Quali sono i principali bersagli da difendere? «Ovviamente i luoghi simbolo degli Stati Uniti. Le sedi istituzionali, come l'ambasciata, i consolati, i centro studi. E poi i negozi, i ristoranti, le grandi catene. È chiaro che McDonald's e Bloch-buster, tanto per fare degli esempi, possono essere obbiettivi primari in una cittadina di provincia. A Roma invece un attentato che voglia avere una risonanza internazionale dovrebbe puntare più in alto. Per questo il tipo di prevenzione e di sorveglianza è affidata ai singoli comitati provinciali per l'ordine pubblico, che vaglliano caso per caso come è più opportuno comportarsi».
E le basi militari Usa e Nato in Italia? «Quelle sono superpresidiate. Sempre».
Il Dipartimento di Stato ha girato al Viminale o alla Farnesina le informazioni di cui è entrato in possesso? «Su questo ultimo allarme specifico, no. Ma in questo periodo la collaborazione tra noi e gli americani, e non solo con loro, è intensissima e strettissima, lo scambio di notizie continuo.».
Insomma, vi hanno tenuto informati? «Gli organismi bilaterali funzionano perfettamente, non si sono problemi di questo tipo. Negli ultimi tempi erano giuinte segnalazioni su possibili attentati attraverso l'inquinamento degli acquedotti o delle dighe. Abbiamo provveduto».
Dunque, possiamo stare tranquilli? «Noi stiamo facendo la nostra parte. Ripeto: il livello di attenzione è altissimo. I sistemi di prevenzione erano già al massimo e perciò non c'è stato bisogno di alzarli ancora. Qualunque segnalazione viene vagliata, qualunque sospetto viene fermato. Basti pensare ai cinque afgani bloccati davanti all'ambasciata Usa presso la Santa Sede. E controlli strettissimi vengono effettuati su tutte le sedi industriali, politiche, e commerciali statunitensi. Sorvegliatissimi anche porti, aeroporti, stazioni. Direi che tutto ciò, dall'undici settembre, è diventato quasi ordinaria amministrazione. Poi, ogni tanto, c'è un sussulto, una nuova segnalazione. Ma noi siamo pronti
».
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