ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il Giornale (Sezione: IL FATTO Pag. 3 ) |
Domenica 8 giugno 2003 |
GIAN MARCO CHIOCCI I CASI LIMITE E a Milano restano a libro paga anche per 13 anni
Sul rischio di un"disamoramento" dei pentiti disgustati dal governo di centrodestra, c'è un passaggio dell'audizione del sottogretario all'Interno che è scivolato via sotto silenzio nonostante rendesse l'idea su come talvolta sii parli tanto per parlare. Richiesto di un parere sulla congruità del termine di 180 giorni per le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, l'onorevole Alfredo Mantovano lo scorso febbraio si è tirato fuori dalla disputa in Antimafia ricordando il suo ruolo di presidente della commissione sui programmi di protezione dei pentiti e «in quanto tale» senza titolo «per esprimere opinioni personali». Ma una deroga alla sua stessa premessa, qualche minuto dopo, Mantovano la fa allorché risponde alle preoccupazioni della procura di Milano - rilanciate dal parlamentare Curto - che aveva denunciato pubblicamente il decremento dei collaboratori a seguito dell'entrata in vigore della nuovalegge sui pentiti. «A parte che i dati segnalati in via generale e complessiva sono tali da fugare qualsiasi preoccupazione ma poi, parla proprio la procura di Milano? «Mi permetto di segnalare che, visto che si parla di quella procura, le proposte di ammissione alla protezione segnalano un fortissimo decremento che certamente non è proporzionato alle proposte che provengono da altre procure», nel senso che se altrove si è nella media, nel solo ufficio giudiziario retto tino a pochi mesi fa da Gherardo D'Ambrosio si è al di sotto della media precedente. Ma c'è di più: «Visto che ci siamo mi permetto di segnalare anche una certa resistenza, da parte dello stesso ufficio giudiziario, a fornire pareri adesivi che consentono di farfuoriuscire dal programma collaboratori che nel programma sono inseriti da anni e anni». Gli esempi, e l'ironia, si sprecano: «Alcuni collaboratori sono nel programma da prima ancora che esistesse il sistema così come è stato definito nel 1992». Via col caso limite: «Ce n'è uno che risale addirittura al gennaio del 1991». Seguono casi analoghi. «Più di uno risale al 1994, aI 1993, al 1992...». Roba da Guinness dei pentiti. «In sede di verifica noi chiediamo il parere all'ufficio giudiziario proponente ma la risposta è sempre una assoluta necessità di permanenza nel programma. Segnalo questo come un problema, perché la durata massima di un programma è di cinque anni». Certamente uno o più casi possono andare in contro a specffiche proroghe «però - insiste Mantovano - qui siamo in certi casi davanti a 13 anni di presenza nel programma e credo che intredici anni gli impegni processuali possano ritenersi esauriti..»". Altra polemica. Messi alle strette dalle smentite numeriche del Viminale, gii esponenti della commissione Antimafia hanno aperto un altro fronte: se, effettivamente, i pentiti non sono diminuiti non si può dire altrettanto dei testimoni di giustizia. «Non è così - ribatte Mantovano - a seguito della nuova legge si è registrato un incremento del numero dei testimoni. Mi permetto di invitare a non confondere il numero degii attuali protetti con il titolo di testimone, con il trend, perché il numero dei testimoni di giustizia attualmente protetto è più basso rispetto a quello dell'ottobre 2001 ma solo perché ben 32 casi sono stati "capitalizzati"...».. ovvero rimborsati e liquidati per un reinserimento definitivo nella società.
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