FILIPPO D'ARPA
Racket? Ecco il progetto per sconfiggerlo
PALERMO. «Oggi pagare il pizzo non è più una scelta di convenienza, è sola la scelta più stupida che un commerciante possa fare».
Il perché, Alfredo Mantovano, sottosegretario all'interno che da poco ha ricevuto la delega ad occupai si di antiracket e antiusura, lo spiega così: «Pagando, gli estortori restano in libertà e continuano a vessare le vittime e poi, soprattutto in certe zone, non c è una sola criminalità organizzata e pagare non garantisce affatto la tranquillità».
E questo, onorevole Mantovano, basta a Convincere i commercianti che non vale la pena pagare? «Forse fino a ieri no, ma oggi c'è una legge che sta funzionando. Chi denuncia gli estortori sa di potere contare, ad esempio, su risarcimenti adeguati all'entità del danno. Capisco che non risolve i problemi ai cento per cento, ma è un buon argomento nei confronti dì chi è incerto».
Ma nei confronti di quel commerciante che comunque, non se la sentono di denunciaTe, si devono usare solo strumenti di convinzione oppure arrivare a soluzioni i forti come ritirare la licenza? «No, niente strumenti coercitivi.
Bisogna fare e la faremo, una campagna seria di informazione col concorso di tutte le categorie, delle prefetture perché mi rendo conto che i meccanismi e le possibilità che la legge presenta non sono assimilate da commercianti o imprenditori. E poi, è il momento che le associazioni di categoria si diano più da fare, non basta più la sola ma meritoria opera delle associazioni antiracket. Anche questo farà par te del pacchetto di proposte che presentcrÒ nei prossimi giorni. E comunque, un problema di educazione alla legalità».
Appunto, da dove si inizia per
educare alla legalità? Dalle scuole elementari? Magari facendone una materia di studio?
«L'idea di istituire una
materia specifica mila
scia molto perplesso: la ripetitività porta alla noia nei ragazzi. E più opportuno che i ragazzi familiarizzino con le figure positive come poliziotti o carabinieri che uno o due volte all'anno vanno nelle scuole per spiegare il lavoro che fanno. Io vedo, però, coesistere nelle Scuole r inutili conferenze per educare alla legalità e occupazioni soprattutto nelle feste natalizie che fanno perdere soio un mese di scuola».
Le abbiamo fatte Un pò tutti... «Sì, ma ai nostri tempi c'era una forte connotazione politica e poi, non si occupava
pava a tempo , sino alle 13 e poi a casa a mangiare dalla mamma.»
Dalla cultura della legalità agli appalti viziati il passo è breve... «E il pribloma piuù complesso in assoluto»
Appunto, che fare Ridure le stazioni appaltanti asta per evita re le infiltrazioni mafiose? «Ridurle può dare senz'altro un contributo importante, ma ci vuole un costante intervento dell'autorità giudiziaria. Occorre trovare un equilibrio tra controlli preventivi e poi l'effettiva realizzazione delle opere. Troppi controlli paralizzano l'attività e poi, non Ci Sono state molte indagini perché l'attività giudiziaria comporta molta fatica».
Di inchieste se ne soNo fatte e poi, lo ha ribadito di recente il procuratore della
Repubblica di Palermo, Piero Grasso, se non c'è qualcuno che parla dall'interno è difficile scoprire le combine tra imprenditori e Mafiosi...
«Io ricordo che a Palermo c'è il dato molto significativo dei Cantieri Navali e dei sistema incredibile di appalti e subbappalti. La cosa singolare è che la dimensione di questa realtà cantieri è emersa dopo una indagine della Commissione nazionale Antimafia, con tutto il rispetto per la procura di Palermo».
Ma si è arrivati alle condanne per quelle vicende... «Sì, ma dopo la nostra indagine. Comunque è bene dire che parliamo del passato, oggi qualcosa è cambiato anche ai Cantieri navali».
Anche perle confische dei beni illeciti? Non crede che siano poche
le confische rispetto ai sequestri effettuati?
«Il vero problema è quando si arriva alla confisca e non si riesce in tempi rapidi a destinare ti bene per finalità sociali alle finalità sociali. La lentezza tra sequestro e confisca è fisiologica per il nostro procedimento giudiziario, ma comunque, prima o poi alla confisca CI SI arriva. La vera anomalia sta nel fatto che occorrono mesi O anni prima che quel bene confiscato venga poi utilizzato. Per questo stiamo facendo un monitoraggio molto interresante e poi, ho avviato contatti con l'Agenzia del Demanio proprio per accelerare l'iter e devo dire che c'è stato anche il riscontro favorevole di molti Enti locali».
Ultima questione: il 41 bis. Da molto tempo e da più parti si denunciano falle che consentono ai boss di interagire con l'esterno. Non crede che bisogna stringere le maglie dei controlli? «Il 41 bis è uno strumento efficacissimo che non solo va mantenuto
ma va riportato alla sua struttura operativa originaria che fu disarticolata circa 4 anni fa da una circolare dell'allora direttore del Dap il quale introdusse quelle finestre che hanno Consentito maggiori contatti tra i mafiosi, come colloqui senza vetri divisori, le ore d'aria in comune tra persone dello stesso ambiente di provenienza. Il 41 bis va messo a regime e va riportato) al suo obiettivo originario, non un mezzo di tortura ma uno strumento di ulteriore sicurezza dentro e fuori gli istituti di i pena».
|