ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo comparso su IL GIORNO
Il Resto del Carlino LA NAZIONE
Martedì 16 ottobre 2001



di Lucio Tamburini

«Basta clandestini Non li faremo più arrivare in Italia»


ROMA — «Personalmente stimo l'onorevole Livia Turco. Però, quando leggo che chiede: "Che cosa fa il governo a fronte dell'emergenza clandestini?", mi permetto di rispondere: "Applica la legge che porta anche il suo nome». Così il sottosegretario all'Interno, con delega alla pubblica sicurezza, Alfredo Mantovano, di An, (nella foto) ex magistrato, puntualizza la situazione, all'indomani dell'ennesimo sbarco di clandestini. Ma le cose dovrebbero cambiare, secondo Mantovano, se verrà approvata rapidamente la nuova normativa varata la settimana scorsa dal governo.

Con la nuova legge, quando arrivano sulle nostre coste che cosa si farà?
«Quando arrivano bisogna accoglierli, c'è poco da fare. Il problema è che non bisogna farli arrivare sulle nostre coste. L'orientamento del governo (articolo 1 della legge) è quello di subordinare la cooperazione e l'aiuto ai Paesi d' origine alla loro effettiva collaborazione, soprattutto nei programmi di riammissione del clandestino. Questo è il discorso più importante: nel momento in cui la carretta parte, con il suo carico di disperazione umana, c'è poco da intervenire. E' chiaro che bisogna trovare una accordo con alcuni Stati, per non farli partire. Innanzitutto con la Turchia, per esempio, che aspira ad entrare nell'Ue. Credo che troverebbe qualche problema a realizzare il suo proposito nel momento che consente che impunemente dalle sue coste partano le carrette del mare. Stesso discorso con la Grecia, che è già nell'Ue...».

Ma poi arrivano lo stesso...
«Una volta che arrivano, a parte i primi soccorsi, bisogna garantire l'effettività dell'espulsione. Nei primi sei mesi di quest'anno, con la legge attuale, sono stati notificati circa 30mila provvedimenti di espulsione, con la semplice consegna del foglietto al clandestino, nel quale si dice: allontanati dal territorio nazionale...».

Con la nuova legge, che cosa cambia: li blocchiamo alle frontiere?
«Li blocchiamo nello Stato di origine, con gli accordi. Ma questo si realizza in casi limitatissimi. Per ottenere lo stesso risultato, quello di rimandarli da dove sono partiti, è essenziale arrivare ad una identificazione certa del clandestino. Con la nuova legge spostiamo il tempo della sua permanenza nei centri a sessanta giorni, potenziamo i centri stessi e le forze dell'ordine nel loro accompagnamento nei paesi d'origine. Ora, i tempi sono troppo stretti».

E se questi Paesi non collaborano all'identificazione, come succede?
«Allora scatta l'articolo 1. Noi non possiamo esportare aiuti e ricevere in cambio criminalità».

Poi, c'è il problema dei rifugiati...
«Anche questo viene affrontato dalla nuova legge. Non intendiamo minimamente derogare alle leggi internazionali in materia di diritto d'asilo. Per cui, chi ha titolo ad ottenere l'asilo per persecuzioni di natura etnica, religosa o politica, manterrà questo diritto».

Qual è il meccanismo che avete previsto?
«Intanto, che non ci sia una sola commissione ministeriale che affronta questo tipo di pratiche. Ne abbiamo già fatto esperimento nel mese di luglio, quando ci furono circa 500 arrivi, in Puglia, e vennero immediatamente trasferiti a Foggia. Dove andò la commissione ministeriale, che è ancora unica: in tre giorni furono svolte tutte le pratiche concernenti l'asilo. In futuro, con la nuova legge, finchè non saranno portate a termine queste pratiche chi chiede l'asilo viene indirizzato in un centro (non sorvegliato, come quello permanente per clandestini), e tuttavia l'allontamento costituirà titolo ostativo ad ottenere l'asilo».

vedi i precedenti interventi