ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Il Giorn. La Naz. Il Rest. | Sabato 30 marzo 2002 |
di Alessandro Farruggia
Suez, caccia alla flotta fantasma
ROMA — L'allarme è durato quasi quattro ore, ma certo, quando le agenzie di stampa hanno battuto la notizia che la bellezza di quindici navi per complessivi quindicimila clandestini stavano varcando o avevano varcato il canale di Suez e si accingevano a raggiungere l'Italia, le linee telefoniche tra il Viminale, la Farnesina e ministero della Difesa sono diventate roventi. Contatti frenetici «Abbiamo saputo di recente — aveva dichiarato all'Ansa Mehmet Terzoglu, capo del dipartimento turco per l'immigrazione — che oltre 15 navi, probabilmente dirette in Italia, sono in attesa a Suez: se ciascuna porta mille clandestini il totale fa quindicimila». Possibile? «Segnalazioni sul possibile arrivo di clandestini dall'Asia erano state fatte dal Sismi e da servizi stranieri da più settimane — osservava a caldo il sottosegretario agli interni Mantovano — ed è anche alla luce di questa eventualità che il presidente Berlusconi ha avuto contatti, oltre che con l'ambasciatore turco, anche con gli ambasciatori italiani a Cipro, in Egitto, nello Sri Lanka. Ciò detto, al momento non ci consta un allarme specifico per 15 navi. Consiglierei cautela, visto anche la fonte». E infatti. Consultato lo Stato maggiore Marina il sottosegretario alla Difesa Francesco Bosi ridimensionava l'allarme. «Non sono state avvistate né segnalate 15 navi — spiegava Bosi — ma solo una. Si tratta di un mercantile partito da Beirut e che i nostri servizi hanno segnalato da giorni che avrebbe seguito la rotta verso Port Said, poi l'Albania e infine l'Italia. Attualmente si trova effettivamente a Port Said, dove ha imbarcato un migliaio di clandestini e dove è controllato in acque internazionali da una unità francese». In tal senso si sarebbe poi espresso con una nota ufficiale il ministero della Difesa. Chiaro il perché dell'uscita del funzionario turco: il suo paese è stato nelle scorse settimane messo sotto accusa per le sue presunte leggerezze nel controllo del flusso di clandestini e la cosa ad Ankara brucia parecchio. Si è rapidamente chiarito anche da dove saltasse fuori il numero di quindici navi. «E' la somma — spiega un addetto ai lavori — delle segnalazioni di navi sospette fatte nei mesi di febbraio e di marzo, riassunte in un rapporto dell'ufficio Interpol di Ankara a quello di Atene». La smentita Notizia confermata in serata dal responsabile della polizia di frontiera, Alessandro Pansa: «La segnalazione si riferisce alle navi individuate negli ultimi 60 giorni, navi tra l'altro quasi tutte con al massimo 60-70 clandestini. La sola segnalazione seria, sulla quale peraltro eravamo da tempo attivati è quella relativa alla grossa nave oggi a Port Said». Insomma, quella «invincible armada» di clandestini è una bufala. Tanto insostenibile che, alla fine, la stessa fonte turca, Mehmet Terzioglu, pur insistendo nel sottolineare che l'opinione pubblica internazionale è ingiusta con il suo paese, ha dovuto capitolare confermando: «Le notizie mi sono state fornite da fonti Interpol e si riferiscono agli ultimi due-tre mesi».
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