ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Gior. La Naz. Il Rest. 4 aprile 2002

Andrea Cangini

INTERVISTA CON DOMENICO FISICHELLA

 

Il partito non può solo essere una stampella senza identità


 

ROMA – Senatore Fisichella, in An c'è chi accusa Fini di utilizzare il partito per la propria ascesa personale...
«Il problema esiste. Vede, i partiti sono anche degli strumenti, ma non possono essere solo questo».

Ossia? «Possono anche essere usati in funzione di un disegno politico personale del leader, ma se vengono considerati solo una stampella che in qualsiasi momento può essere dismessa si corre il rischio di fargli smarrire il senso del proprio ruolo e la propria identità». An corre il rischio di perdere la propria identità?
«Il rischio c'è, occorre che il leader presti attenzione al partito e che il partito non rinunci ad essere soggetto collettivo dell'azione politica».

Fini gode di un consenso quadruplo rispetto a quello di An: il partito per lui finirà per essere una palla al piede...
«E' un problema e quanto più si accrescerà la divaricazione tanto più diventerà grave il problema...».

Dunque? Che fare? «Basterebbe ricordare che quella di oggi è una politica di massa in una società di massa: il partito è uno strumento essenziale. Il leader che lo dimenticasse farebbe la fine dell'albero piantato nel mezzo del deserto».

Un partito è la sua classe dirigente, e c'è chi dice che quella locale di An sia inadeguata e «troppo missina».
«Non sono d'accordo, ci sono diversi esponenti di estrazione missina che meriterebbero di essere valorizzati».

I nomi?
«Mantovano, Collino, Contento, Valditara, Viespoli... Alcuni hanno già responsabilità importanti, ma altri non riescono ad emergere».

Di chi è la colpa?
«Del sistema delle correnti. I cosiddetti colonnelli rappresentano un coperchio che soffoca la vitalità dei quadri intermedi».

Colpa dei colonnelli o di Fini?
«Di entrambi. Fini continua a puntare solo sui colonnelli, basta guardare a chi ha assegnato i tre ministeri di An...».

Come lo spiega?
«Mah, è chiaro che un vero leader dovrebbe valorizzare i migliori, ma la natura umana ha dei limiti».

Ovvero?
«Porta spesso le persone di valore a diffidare delle persone di valore».

Al congresso si discuterà anche della reggenza di An.
«Dipende dal tipo di ruolo che si ritiene necessario: se occorre qualcuno che faccia girare la macchina del partito o se invece si richiede un centro di elaborazione della strategia politica».

A suo avviso cosa occorre?
«Posto che il problema della macchina esiste, quel che serve è l'elaborazione strategica».

Alemanno dice che An non incide sulle politiche del governo.
«Era vero soprattutto nei primi mesi di vita dell'esecutivo, quando all'iniziativa travolgente e dirompente del premier ha corrisposto una sorta di silenzio-assenso da parte di An».

E poi?
«Poi, dopo che nel partito è emerso un certo disagio, abbiamo recuperato una qualche presenza sia pure non adeguata al rango di secondo partito della coalizione».

Cosa dovrebbe fare Fini?
«Contrastare le gravi distorsioni dovute alla Lega e, rispetto a FI, scongiurare la percezione che il governo sia solo la proiezione di un comitato d'affari».

Entrerete nel Ppe?
«Mi auguro di no, l'Italia ha bisogno di un partito di destra».

Fini, però, sembra legare questo passaggio alla futura leadership della coalizione.
«Non vedo il nesso: in Francia entrambi i partiti del centrodestra hanno espresso un premier. Per andare a Palazzo Chigi non è necessario uccidere la Destra».

 

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