ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il Giornale
(Sezione:    Pag.  5  )
Lunedì 12 gennaio 2004

FABRIZIO DE FEO

 

«Quando la Banca 121 stava con D'Alema»

Mantovano (An): «L'indagine parlamentare si deve occupare anche dei rapporti tra l'istituto pugliese e i Ds»>


 

da Roma «L'indagine parlamentare dovrà chiarire anche i rapporti tra i vertici dell'ex Banca 121 e Massimo D'Alema». Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, torna sullo scandalo che ha bruciato, soprattutto in Puglia, centinaia di milioni di euro. Lo fa ricordando le varie tappe di un affaire che portò alla vendita di prodotti finanziari dalle caratteristiche ingannevoli con rendite fisse promesse dell'8,50 all'anno e margini di rischio estremamente elevati.

Onorevole Mantovano, in questi giorni si parla molto di sovrapposizione tra politica e sistema bancario. Lei ha sollevato con forza la questione della Banca 121. Vuole raccontarci come andarono le cose?
«La vicenda è semplice: alla fine degli anni '90 partì una operazione tesa alla costruzione di un grosso polo bancario che avrebbe dovuto nascere dall'accorpamento tra Monte Paschi e Bnl. Per arrivarci erano necessarie alcune tappe intermedie: la più significativa era l'incorporazione della Banca del Salento da parte del Mps. La Banca del Salento era una banca in crescita con un rapporto di fiducia molto stretto con la clientela. Quest'insieme di operazioni era fortemente voluto da quella parte significativa della sinistra che faceva capo a Massimo D'Alema, allora presidente del Consiglio».

Poco prima deli'acquislzlone la Bancadei Salento inizia a emettere prodotti finanziari a capitale non garantito.
«Si, vennero collocati, al fine di aumentare l'appetibilità della banca, i prodotti My Waye 4You, per circa 150 milioni di euro. E poi i fondi strutturati per i quali c'era la denominazione ingannevole di Btp-Tel o Btp on-line come se avessero caratteristiche simili ai titoli di Stato».

Quanti sono I rispanniatori Interessati dalla vicenda?
«Sono 11.700 solo a Brindisi, Lecce e Taranto. Per queste tre province si parla di 325 milioni di euro soltanto per quei fondi denominati come Btp».

Coloro che hanno sottoscritto l'investimento erano davvero ignari del rischi che correvano?
«La stragrande maggioranza pensava di fare un investimento corazzato, pensionati che avevano nella Banca del Salento un rapporto pluridecennale. Vedendosi proporre titoli denominati in quel modo non si sono posti il problema dei rischi. In moltissimi casi non è stato neppure fatto sottoscrivere loro il foglio con Le avertenze sul rischio».

A quali perdite vanno Incontro questi investitori?
«I titoli scaduti il 31 dicembre scorso fanno registrare perdite non inferiori al 25% ma spesso anche molto più alte. Ora c'è un duplice accertamento in corso. il primo è dell'autorità giudiziaria sulle modalità dei titoli sottoscritti. L'ipotesi di reato è quella di truffa. L'altro accertamento è quello che sta facendo il Monte dei Paschi con le associazioni dei consumatori per eventuali rimborsi».

Lei punta il dito contro il suo ex aversario nel colieglo elettorale dl Gallipoli, Massimo D'Alema. Cosa gli imputa?
«Io a D'Alema faccio rilievi politici e non giudiziari. Non mi sogno di dire che D'Alema stesse dietro gli sportelli delle banche a convincere i risparmiatori a sottoscrivere titoli ambigui. Io punto il dito sulla cornice generale di questa manovra che ha interessato il vasto scenario delle banche italiane e non si è conclusa con il passaggio più importante: l'incontro tra Mps e Bnl perché, nel frattempo, cambiarono tante cose, compreso il governo».

La procura di Trani ha inviato informazioni di garanzia agli ex vertici di Bancal2l.
«Si, sotto indagine c'è l'ingegner De Bustis, vicinissimo a D'Alema per sua stessa ammissione. De Bustis si mostrò più volte in pubblico con lui e non ebbe una funzione di mero supporto psicologico. Esistono fior di documentazioni con servizi su reti locali che hanno mostrato riunioni fatte insieme al personale di Mps e Banca 121. Ma c'è un aliro aspetto che mi lascia perpiesso».

Quale?
«Tra il secondo semestre del 2000 e il primo semestre del 2001 si registrò nell'istituto un boom di assunzioni che si bloccarono nel maggio 2001. È un dato oggettivo. Ora l'istituto dichiara una situazione di esubero ma il verfice attuale di Monte dei Paschi promette che non ci saranno contraccolpi occupazionali».

Ritiene che la commissione di indagine dovrebbe concentrare la sua attenzione anche su Banca 121?
«Certamente sì. Questa vicenda non ha avuto il rilievo mediatico che meritava perché schiacciata da Parmalat Bisogna approfondire e capire come sia stato possibile piazzare questi titoli senza controlli».


    

 

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