ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su ITALIA OGGI Giovedì 3 gennaio 2002

di Ginevra Sotiric

Il sottosegretario all'interno annuncia per la primavera i decreti previsti dalla legge n.45/2001

Pentiti, denuncia dei beni inattuata
Mantovano: giudici e polizia temono di perdere collaboratori


Senza patrimonio i pentiti scappano. Per questo la nuova disciplina introdotta nel 2001 che obbliga gli aspiranti boss pentiti a dichiarare i propri beni prima di accedere al trattamento di protezione il più dele volte non viene applicata. Le autorità giudiziarie e di polizia, infatti, temono che, costretti a spogliarsi del proprio patrimonio, i boss possano rinunciare a collaborare, togliendo alla stato un importatnte strumento di indagine
Ma il presidente della commissione centrale per la definizione e l'applicazione delle speciali misure di protezione e sottesegretario al ministero dell'interno, Alfredo Mantovano, non è di questo parere. «Non si continui a godere dei propri beni», dice Mantovano che annuncia nuovi strumenti per la quantificazione della liquidazione risarcitoria prevista per i testimoni di mafia e l'avvio di un gruppo di lavoro interministeriali per scrivere i mancanti decreti attuativi della legge sui pentiti (legge 45/2001)

Domanda. La commissione da lei presieduta ha riinziato da poco a lavorare. Quali sono state le prime difficoltà?

Risposta. Abbiamo trovato un grosso arretrato che ci ha costretti a fare straordinari. E poi notevoli problemi di applicazione della nuova legge sui collaboratori, dal momento che mancano ancora decreti di attuazione. Ma mi preme sottolineare che le urgenze affrontate e nessuno dei collaboratori è rimasto senza protezione, anche se provvisoria.

D. La riforma ha introdotto misure più severe per il tratamento dei pentiti; potrebbero avere conseguenze negative?

R. Tra le novità introdotte dalla riforma c'è l'obbligo per i collaboratori di dichiarare i propri beni e fornire indicazione relative alla provenienza illecita degli stessi. Così da poter subito disporre il sequestro e poi la successiva assegnazione. Ma finora tutte le istanze che la commissione ha esaminato erano prive di questa fondamentale indicazione. Per questo motivo abbiamo rimandato indietro alcuni fascicoli e applicatao per ora soltanto un programma provvisorio.

D. A che cosa si deve questa omissione?

R. Da parte di chi svolge le indagini potrebbe esservi il timore che l'indicazione dei beni freni la collaborazione. Ma finora questa preocupazione mi sembra del tutto infondata. E anche i dati che finora ci sono pervenuti sembrano confermarlo. Ci sono procure che, certo, segnalano un calo di collaborazioni, ma altre, invece, che hanno registrato un aumento, come in Puglia. D'altronde in zone come la Sicilia e il napoletano il pentitismo si è da tempo ridotto, anche si i numeri continuano a esere consistenti

D. La legge prevede anche un nuovo trattamento per i testimoni di mafia, finora poco tutelati?

R. La riforma ha trasformato in modo radicale il trattamento riservatao ai testimoni e ne ha diversificato le modalità rispetto a quelle previsto per i collaboratori. Mentre quest'ultimo è premiale, il primo è risarcitorio: una distinzione imporatante e che finora non veniva fatta. In attesa dei decreti attuativi, la commissione sta poi sperimentando alcune soluzioni per venire incontro alle esigenze dei testimoni

D Per esempio?

R. Stiamo mettendo a punto un sistema per calcolare l'importo della liquidazione che aspetta al testimone alla fine del programma di protezione. D'accordo con l'Agenzia delle entrate abbiamo deciso di utilizzare lo studio di settore sulla base dell'attività svolta prima dal testimone così da riuscire ad avere un riferimento di massima. Stiamo, dunque, cercando di cambiare la percezione che si ha dei collaboratori e dei testimoni di mafia. Quello di pentito è sembrato spesso un lavoro redditizio e la testimonianza solo un salto nel buio. Spero che nel giro di pochi anni questa proporzione cambi.

D Quanto si dovrà attendere per i decreti di attuazione?

R. Credo che entro la prossima primavera potremo essere pronti. Bisogna comunque riflettere in modo complessivo sulla necessità di armoinizzare le norme, anche sulla base delle leggi generali sulla semplificazione.

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