ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Liberazione (Sezione:  Politica Pag. 6-7) |
Sabato 8 giugno 2002 |
Che. Ant. Polemiche a distanza nel governo. E Berlusconi deve ammettere che la Bossi Fini è «perfettibile» E riparte lo scontro sulle regolarizzazioni
Sulla pelle di donne e uomini - stranieri ma in carne e ossa - nella Casa delle libertà va avanti lo scontro sui dettagli della Bossi-Fini. La Lega, che sta cucendo sulla xenofobia l'identità smarrita con la rinuncia alla secessione, è tornata alla carica ieri sulla sanatoria per colf e badanti prevista dalle nuove norme in materia di immigrazione. Mezzo milione di regolarizzazioni sarebbero troppe, per il capogruppo del Carroccio al Senato, Francesco Moro che vuole un vertice dei capigruppo di maggioranza per affrontare in concordia la seconda votazione della Bossi-Fini a Palazzo Madama (da martedì in commissione affari costituzionali). Moro ragiona nel più tipico stile bossiano: «Mi lascia abbastanza sorpreso il fatto che si possa indicare con esattezza una cifra: se si sa quante persone e chi sono gli irregolari, intanto bisognerebbe andare a prenderle». Verrebbe da pensare che le camicie verdi custodirebbero volentieri in qualche galera mezzo milione di persone in attesa di regolarizzazione. Le cifre cui fa riferimento il capo del manipolo leghista a Palazzo Madama sono quelle fornite dall'Eurispes che ha anticipato i risultati della ricerca su "Il lavoro domestico in Italia e gli immigrati". Secondo Eurispes, nel 2000 erano almeno 800mila unità a comporre l'esercito silenzioso e invisibile dei lavoratori al nero, 95% delle quali donne e la metà stranieri. Da qui, con rapidi calcoli, il senatore Moro ha tratto il mezzo milione di colf da non sanare. Un sommerso determinato da fattori economici - "nero" è meno caro - e burocratici: i flussi programmati non soddisfano la richiesta delle famiglie italiane. Cifre senza fondamento, taglia corto il nazional alleato Mantovano, sottosegretario al Viminale, che cita stime Inps attestate su 70-100mila unità. Ma il governo ammette di saperne almeno quanto Moro, ossia poco e di sperare nei meccanismi restrittivi della nuova legge che condiziona la regolarizzazione al pagamento dei contributi e alla stesura di un contratto di lavoro e alle «condizioni soggettive» delle persone - precedenti penali e domicilio: «Tutto questo - confida Mantovano - circoscrive molto l'area delle possibili regolarizzazioni». Eppure la regolarizzazione di colf e badanti non è certo un problema di sicurezza e neppure di integrazione visto che, a spingere per la loro permanenza è soprattutto il tam-tam delle famiglie oltre alle pressioni dei centristi di Casa Polo. L'ex ministra Patrizia Toia (Margherita) si chiede quale sia il vero fine di Bossi che sembra ignorare perfino i vantaggi della regolarizzazione in termini contributivi e fiscali. In effetti, l'escamotage della Lega potrebbe essere mirato a intasare il sistema dei flussi, da cui le regolarizzazioni delle colf sono escluse, con la massa di badanti ma a scapito delle richieste delle aziende assetate di manodopera extracomunitaria. Da questo punto di vista la Bossi-Fini sembra una fabbrica di nuova clandestinità, come ripete il movimento antirazzista e la società civile da mesi. Pure la Quercia, per bocca del vicepresidente dei senatori, Massimo Brutti ritorna sulla legge «brutta, ingiusta e punitiva». «La questione - dice Brutti - non è nei numeri (che pure il governo farebbe bene a mettere a disposizione del Parlamento) ma nelle condizioni di diritto che perfino questo testo ha previsto. Insomma, la morale provvisoria di ieri, è la ripresa dello scontro tra Lega e Udc con una coda tutta interna ai centristi. Lo stesso Berlusconi ha detto ieri, di fronte ai lanci d'agenzia sulle polemiche intestine, che la legge «è perfettibile». Maurizio Eufemi (Udc) ha annunciato che ripresenterà a Palazzo Madama l'emendamento Tabacci, in modo da «tallonare» il governo fin tanto che non presenterà il provvedimento di regolarizzazione degli stranieri. Immediato il fuoco di sbarramento da parte della Lega, anche col capogruppo alla Camera, Alessandro Cè per il quale le posizioni «trasversali» dell'Udc mirano «a rendere instabile la maggioranza». Il capogruppo dell'Udc in Senato, Francesco D'Onofrio, ha tentato di gettar acqua sul fuoco, assicurando, come ha fatto anche il relatore Gabriele Boscetto (Fi), che la Bossi-Fini sarà approvata dal Senato senza modifiche, sconfessando così Eufemi. Ma l'unico risultato è stato quello di aprire un fronte interno, visto che il senatore Leonzio Borea lo ha aspramente rimproverato di non aver interpellato il gruppo. Quanto alle richieste dei giovani imprenditori (di ulteriore regolarizzazione per gli operai), sono state bocciate da Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega lombarda e presidente della Commissione Bilancio della Camera, il quale ha rilevato che quelle espresse da Artoni sono le stesse posizioni sostenute dalla sinistra, motivo quindi che deve spingere la maggioranza a rifiutarle.
|
vedi i precedenti interventi |