ROMA Giudici speciali per la lotta al terrorismo, collaboratori di giustizia anti-jihad, procedure di espulsione rapida per i sospetti, monitoraggio a tutto campo: perquisizioni, controlli, intercettazioni su telefoni fissi, emaiI, cellulari. Impiego dell'esercito con compiti di pubblica sicurczza, blindatura delle città in caso di pericolo, ma soprattutto, niente più distinzioni tra guerriglieri o terroristi. Queste le novità contenute nel pacchetto legislativo antiterrorismo annunciato venerdi dal ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, che lui stesso illustrerà martedi alIa Camera, e su cui i tecnici del Viminale stanno lavorando inqueste ore.
NIENTE PIU GUERRIGLIERI
Leggi speciali che consentano una più ampia libertà di manovra alle forze dell'ordine, eliminando gli ostacoli legati al diritto alIa riservatezza, o che facciano chiarezza una volta per tutte sul fenomeno terroristico. La normativa cambierà a partire dalla riformulazione dell'articolo 270 bis del codice penale: quello sul terrorismo internazionale (che punisce i reati di associazione finalizzata al terrorismo), di cui gli uffici giudiziari spesso lamentano l'eccessiva genericita. Con l'entrata in vigore delle leggi speciali, i mujaheddin, saranno giudicati terroristi a tutti gli effetti, anche se. hanno commesso attentati all' estero e non in ltalia.
GIUDICI ANTITERRORISMO
Ma è la proposta avanzata dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, di una superprocura
antiterrorismo, quella che sta facendo più discutere in questi giorni. «È vcnuto il momento di istituire un raccordo tra Ie singole procure», reclama Mantovano, «una delle principali esigenze nel contrasto al terrorismo è quella di un coordinamento più stretto tra le autorità giudiziarie che si occupano di questo fenomeno e i magistrati giudicanti». Il sottosegretario all'Interno pensa a una «procura nazionale antiterrorismo» o, in alternativa, «all'integrazione degli attuali poteri di coordinamento della procura nazionale antimafia alla materia del terrorismo». Ma è sulla preparazione dei magistrati giudicanti che Mantovano pone l'accento: «Come un giudice antimafia è tenuto a conoscere i fenomeni delIa 'ndrangheta e della camorra, così occorrono giudici spccilizzati sul
terrorismo internazionale, per evitare il ripetersi di decisioni anomale assunte sulla base di una scarsa conoscenza dei gruppi legati al fondamentalismo islamico». Ogni riferimento al "caso ForIeo" (iI gup di Milano che a gennaio, ha rimesso in liberta con l'innocua etichetta di "guerriglieri" tre islamici accusati di terrorismo internazionaIe) è puramente voluto. L'idea della superprocura antiterrorismo piace a PierIuigi Vigna, capo del Direzione nazionale antimafia: «E dal 1999 che ne parIo, ma ora non ci credo più». Anche Stefano D'Ambruoso, ex pm antiterrorimo della procura di Milano oggi consiglier giuridico dell'Onu, dice sì al coordinamento delle procure.
COLLABORATORI DI GIUSTIZIA
Al vaglio dei tecnici di Pisanu, anche speciali misure che incentivino forme di collaborazione da parte di extracomunitari, affiliati o meno al terrorismo islamico, che intendano mettersi al servizio della giustizia. «Con tutte le cautele del caso», puntualizza Mantovano, che ipotizza incentivi come «la concessione del permesso di soggiorno» e «misure di protezione» per chi riferisce elementi utili alle indagini. Se un immigrato clandestino fornirà informazioni che permetteranno di sventare un attento, guadagnera 10 status di regolarita potendo così rimanere in Italia. Disposizioni già presenti nella "Bossi-Fini" (e prima ancora, nella "Turco-Napoliticano"), all'articolo 18, che prevede trattamenti speciali per Ie vittime di traffici illeciti, gia adottati nei confronti di luccioIe slave e moldave che hanno contribuito allo smantellamento di giri di prostituzione.
ESERCITO MOBILITATO
La legislazione antiterrorismo prevede di assegnare compiti di pubblica sicurezza alle forze armate, di ripristinare i procedimenti che permettano la perquisizione di fabbricati o consente un "monitoraggio aggressivo" sui soggetti giudicati sospetti, con intercettazioni a tutto campo. E l'applicazi6ne di speciali procedure d'emergenza, come la chiusura degli spazi aerei e aeroportuali, la soppressione di alcuni collegamenti e l'interdizione dei luoghi di culto, spes so rivelatisi vere centrali del crimine, contro le quali oggi non si pub prendere alcun provvedimento.