ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il manifesto
(Sezione:  Politica   Pag.   4)
Domenca 9 giugno 2002

MANUELA CARTOSIO

D'Amato contro i suoi giovani
Il presidente di Confindustria non appoggia le critiche dei giovani industriali alla legge sull'immigrazione e invoca il massimo rigore per i clandestini



SANTA MARGHERITA La chioccia D'Amato lascia soli i pulcini di Confindustria, non raccoglie i loro pio pio critici alla Bossi-Fini, sull'immigrazione - e su tutto il resto - promuove a pieni voti il governo «amico» e non dedica neppure un cenno alla relazione di Anna Maria Artoni, neopresidente dei giovani imprenditori. Una relazione «ottima», per i gusti dell'ex ministra Livia Turco, «peccato sia rimasta un po' appesa». Per dirla tutta, è caduta nel vuoto. Secondo la migliore tradizione, al convegno di Santa Margherita dei giovani di Confindustria è andato in scena il solito gioco delle parti. «Il buonismo all'italiana non porta da nessuna parte», dice Antonio D'Amato, per vincere la «piaga della clandestinità» occorre «rigore». Quest'ultimo, è pacifico, è una virtù del governo Berlusconi, mentre il buonismo era un vizio dei governi di centrosinistra. «Dobbiamo rafforzare i controlli ai confini, essere più duri nella repressione della clandestinità».

Prova «fastidio» e «orrore» il presidente di Confindustria quando sente parlare dell'immigrazione come cura per il calo demografico. «Non ci si può aprire all'immigrazione come fosse il nostro Viagra sociale». Meglio aiutarli a casa loro, con la de-tax del caritatevole Tremonti (che ieri, non potendo essere secondo in niente, ha rivendicato la paternità della Bossi-Fini) e destinando l'1% del pil ai paesi poveri, come indica il celeste presidente Silvio Berlusconi. Infiammato d'amore per il governo, il numero uno di Confindustria non lo importuna con la sanatoria. Anche i vecchi di Confindustria chiedono sia estesa agli immigrati irregolari che lavorano nell'industria e nell'agricoltura. Si farà, D'Amato sembra esserne certo, dunque risparmiamo al governo la brutta figura delle risse interne tra Udc e Lega. Solo su un punto - le pensioni, guarda caso - il presidente degli industriali non si astiene dal seminare zizzania tra gli inquilini della Casa delle libertà. Si schiera con il centrista Casini. «La riforma previdenziale è ineludibile, meglio farla all'inizio della legislatura», aveva detto l'altro ieri il presidente della Camera a Santa Margherita, suscitanto le ire della Lega, paladina delle pensioni d'anzianità dei padani. D'Amato, però, non forza i tempi: per poter lucrare il massimo al tavolo truccato sul mercato del lavoro, meglio non irritare Cisl e Uil sulle pensioni. Una cosa per volta, che diamine.

Il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano si è presentato a Santa Margherita con il malloppo di carte che lo segue in tutte le trasmissioni tv (del resto, c'era Costanzo a fare le domande). Ha sciorinato i meriti di un anno di governo Berlusconi: +32% gli stranieri effettivamente espulsi, +27% quelli «immessi», cioè detenuti, nei centri di permanenza temporanea, +58% i trasportatori arrestati, +47% i mezzi sequestrati, 24 voli charter per i rimpatri collettivi, mentre quei mollaccioni del centro sinistra ne aveva riempiti «solo 4». Cose che evidentemente si possono fare con la nostra legge, ha obiettato incautamente Livia Turco. Sì, ma noi siamo stati più bravi ad applicarla - ha replicato Mantovano - e faremo ancora meglio con la Bossi-Fini. Sulla quale l'ex ministra ha ribadito il giudizio negativo: «Rende più difficili gli ingressi regolari, dunque farà aumentare la clandestinità». Alla destra la diessina rimprovera, oltre alla legge, un «discorso pubblico» che fa perno su un'invasione che non c'è. Così si gonfiano le paure, invece di curarle.

Boccia la Bossi-Fini anche Claudio Martelli, autore della prima legge sull'immigrazione: «Ripropone con enfasi il modello del lavoratore ospite adottato in Germania mezzo secolo fa». Essendo cambiato tutto, quel modello non è più proponibile. La Bossi-Fini, inoltre, non sfiora neppure il problema fondamentale: come si diventa italiani? «Non possiamo mantenere la cittadinanza italiana ai pronipoti degli emigrati in Argentina e negarla a chi viene qui per starci. Concediamola, almeno, ai figli degli immigrati».

A Santa Margherita c'erano altri due ingredienti fissi del palcoscenico televisivo. Nel ruolo del buono, il cardinal Tonini. «Nel Burundi un quaderno costa due giornate di lavoro, è una cosa inconcepibile. Assistere non basta, dobbiamo promuovere i paesi poveri, facendoli produrre quel che serve a loro non quel che serve a noi». Il cardinale, però, sulla Bossi-Fini non si pronuncia, «non è ancora stata approvata, non l'ho letta». Nel ruolo del cattivo, Edward Luttwak che detta il suo aut aut. «O il modello americano, basso welfare e tanti immigrati. O il modello europero, welfare alto e pochi immigrati. E' disonesto chi non sceglie tra il welfare per i cittadini e la benevolenza verso l'umanità. Se vuoi essere benevolo verso l'umanità, devi aprire le frontiere. Se vuoi esserlo verso i tuoi cittadini, devi limitare rigidamente l'immigrazione». Al professore è sfuggito che l'Europa ha abbassato il welfare e tiene chiuse le frontiere.

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