ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il manifesto (Sezione: Politica Pag. 3) |
Martedì 4 giugno 2002 |
GIOVANNA PAJETTA
Le impronte di Rutelli I complimenti di Ignazio la Russa arrivano a tarda sera, ma sono solo l'antipasto. Perché è il governo che, a sorpresa, fa sua la proposta di Francesco Rutelli di prendere le impronte e tutti i cittadini italiani, dando il via alla schedatura di massa. Ma se i dirigenti della Margherita si affrettano a dichiarare in aula la loro «soddisfazione perché si supera l'assurda discriminazione nei confronti degli extracomunitari», l'idea in realtà ha suscitato più imbarazzi che consensi nel centrosinistra. Persino il popolare Pierluigi Castagnetti, dopo un canonico «sono d'accordo», ammette che l'idea di porgere il pollice «in effetti dà un po' fastidio, forse solo per un fatto psicologico». Più decisa, anche se tra mille imbarazzi, Franca Chiaromonte. «Io non ho voglia di dare le mie impronte, diffido sempre di qualunque iniziativa che alluda allo stato di polizia - dice la deputata diessina - Certo, capisco la provocazione culturale, perché davanti a una discriminazione come quella imposta dal governo...». Accanto a lei, ancor più incerta, quantomeno se dirlo, la sua compagna di partito Giovanna Grignaffini. «Sarebbe bene chiedere il parere del garante della privacy» dice cauta, prima di sbottare «No, a me personalmente non piacerebbe per niente». Ma tant'è, al momento dell'applauso del centrodestra, ben pochi metteranno agli atti il loro parere contrario. Soprattutto perché, come ricorda Giampaolo Bressa, uno dei pochi davvero entusiasti, quella proposta è già legge. Nel 1999 infatti fu proprio un ministro diessino, Franco Bassanini, a proporre che nelle nuove carte d'identità elettroniche ci fosse l'apposito spazio bianco per le impronte digitali. «Fu votato all'unanimità assieme alla Bassanini ter - dice il deputato della Margherita - Allora era indicata come una possibilità e ovviamente non era un automatismo. Attuarla spetta al presidente del consiglio, su proposta del ministro degli Interni e dopo aver consultato il ministro della Funzione pubblica e il garante della privacy». Un percorso garantista che evidentemente Francesco Rutelli non ha notato. Visto che il suo ordine del giorno in realtà chiedeva tout court «un apposito decreto del presidente del consiglio...per estendere immediatamente a tutti i cittadini italiani il sistema di identificazione fotodattiloscopico». Un gesto d'autorità che per l'appunto è piaciuto subito al nazionalalleato La Russa, che dopo uno sfottente «meglio tardi che mai», si dichiarava «contento che Rutelli sia arrivato sulle posizioni della maggioranza». E infilava il coltello nella piaga, notando che proprio lui ha firmato «un ordine del giorno esattamente uguale a quello presentato da Rutelli». Detto e fatto, pochi minuti dopo sarà proprio Alessandro Mantovano, sottosegretario di Alleanza nazionale agli Interni, ad annunciare che il governo ha deciso di fare sua la proposta del leader, per ora, dell'Ulivo. Un finale imbarazzante, visto che ora Francesco Rutelli è diventato pressochè coautore della legge Bossi-Fini. E che in realtà, a sinistra, già molti temevano. «Questa storia delle impronte non mi piace - diceva infatti a metà pomeriggio il verde Paolo Cento - E poi proporlo adesso, mentre discutiamo degli immigrati...E' sbagliato, è un modo di rincorrere la destra». Una critica a suo modo condivisa anche da Carlo Leoni, che sosteneva che l'ordine del giorno indebolisce la battaglia del centrosinistra contro la legge. «Io capisco le intenzioni, si voleva dare un segnale, rifiutare l'intento discriminatorio della legge - dice il deputato diessino, responsabile per la Quercia del tema immigrazione - Io non vedo l'impronta digitale come marchio infamante, ma noi oggi dobbiamo dare un messaggio chiaro, dire seccamente che non si devono prendere le impronte agli stranieri. E temo che dire `allora le prendiamo a tutti' finisca per edulcorare la questione. Insomma, è come se atten uassimo la gravità delle scelte del governo». Parole al vento, visto che a meno di un del tutto impensabile ripensamento al senato, tra qualche mese ci ritroveremo tutti a immergere il nostro pollice nell'inchiostro indelebile. E a ringraziare per questo il centrosinistra. |
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