ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il manifesto (Sezione:  Politica Pag. 4) |
Sabato 8 giugno 2002 |
MI. B.
E riparte lo scontro sulle regolarizzazioni
«Abbiano il coraggio di uscire allo scoperto, ci chiariscano finalmente da che parte stanno». Il capogruppo della Lega alla camera, Alessandro Cé, lancia fulmini e saette. Non solo secondo l'Eurispes le colf da regolarizzare potrebbero essere 500 mila. Non solo da Santa Margherita è arrivata una sonora bocciatura alla legge. Al senato, in vista della terza lettura della Bossi-Fini, spunta anche il «novello Tabacci», come lo definisce l'esponente del Carroccio distintosi per la sua dichiarazione di voto a Montecitorio («un manifesto moderno del razzismo e dell'odio civile», lo aveva definito Violante). Da martedì il provvedimento sarà all'esame della commissione affari costituzionali del senato. E Cè invoca «l'intervento immediato e una ferma presa di posizione del presidente Berlusconi». Perché «l'Udc si mostra come al solito inaffidabile» e mina «la stabilità della maggioranza». «O l'Udc punta a qualcos'altro oppure sono irresponsabili», tuona anche il capo dei senatori in camicia verde, Francesco Moro, ipotizzando «accordi trasversali avvenuti dopo il varo della legge a Montecitorio». Nel mirino della Lega, il senatore Maurizio Eufemi, che sul Sole 24 ore ha annunciato la ripresentazione, a palazzo Madama, delle proposte di Tabacci sulla Bossi-Fini poi ritirate con la promessa di regolarizzazioni per i lavoratori immigrati. Regolarizzazioni che, secondo quanto anticipato da Bossi, potrebbero essere conteggiate nel prossimo decreto flussi, quindi limitate al minimo. Il vicepresidente dei senatori dell'Udc , al quale il diessino Massimo Brutti offre la disponibilità a «trovare un punto d'incontro» sul sommerso, incalza: «Vogliamo verificare, prima di andare avanti, quale soluzione legislativa il governo intende adottare per dare una rapida esecuzione all'intesa raggiunta alla camera». Parole che provocano maretta anche nel Biancofiore. Il capogruppo al senato, Francesco D'Onofrio, si affretta a assicurare agli alleati che sarà approvato il testo uscito della camera, «perché il rispetto dei patti è un culto fondamentale per i senatori» biancofioriti. «Opinioni personali», gli risponde Lorenzo Boera, senatore Udc. Alla vigilia dei ballottaggi, il capogruppo dell'Udc alla camera, Luca Volonté, preferisce concentrarsi nello scontro con il Carroccio: «Giorgetti, Cè e i loro mandanti dovrebbero moderare i toni nei confronti della realtà italiana», si inalbera, elencando le «cavolate espresse dagli esponenti della Lega», gli attacchi alla «società civile, al sindacato, all'impresa, al terzo settore»... Insomma, «un bell'intervento del premier è indispensabile». Il premier alla fine interviene. Anche perché i giovani industriali hanno puntato l'indice: «Penso che ogni disciplina sia perfettibile - concede Berlusconi, già comunque soddisfatto dall'obbrobrio uscito da Montecitorio - avere un'immigrazione favorevole anche per noi è importante, un'immigrazione che sia una risorsa per la nostra economia», mica «gli immigrati senza arte né parte che tolgono ai cittadini uno spazio di sicurezza...». Tanto basta al ministro per i rapporti con il parlamento, Giovanardi, per assicurare che al senato il Biancofiore sarà diligente: «Le dichiarazioni del presidente del consiglio sono la conferma della volontà del governo di corrispondere agli ordini del giorno della camera». Ma la Lega incalza, temendo l'invasione di colf e badanti: «Mezzo milione sarebbero troppi», avverte Moro. Il sottosegretario agli interni, Alfredo Mantovano, An, tranquillizza gli alleati: «Sono stime senza fondamento, siamo di fronte a una regolarizzazione, non a una sanatoria». |
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