ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il manifesto (Sezione: Società Pag. 13 ) |
Giovedì 12 Giugno 2003 |
ORNELLA BELLUCCI
Fiamme al duomo di Lecce
LECCE «Liberate gli immigrati dai lager di stato o bruceremo anche le altre chiese». Queste le scritte trovate ieri mattina all'ingresso secondario del duomo, dilaniato dall'esplosione di un ordigno rudimentale che ha mandato in frantumi l'antico portale in legno. Una comune scatola di metallo da cui gli artificieri del Noe hanno estratto i brandelli di uno straccio imbevuto di liquido infiammabile. La bomba, di basso potenziale esplosivo, è stata collocata da ignoti a pochi metri dall'uscio posteriore della cattedrale, in via dei Sotterranei. Scritte anche contro i due massimi esponenti della curia: il vescovo, Cosmo Francesco Ruppi, e il suo segretario, don Cesare Lodeserto, gestore del centro di permanenza temporanea di San Foca. Ed è il suo nome che da mesi condisce le cronache cittadine: il prete, insieme a 5 stretti collaboratori e a 11 carabinieri in servizio nel centro, è indagato per lesioni, violenza privata, eccesso dei mezzi di correzione e ingiurie ai danni di 17 maghrebini trattenuti dino al 30 novembre scorso nel Cpt e ora in possesso di un permesso di soggiorno per motivi di giustizia. E da ieri a Lecce è partita la caccia ai colpevoli. Ma se dalla questura non trapela nulla sulle indagini, comune, provincia e regione si attestano attorno alla curia, da sempre, dicono, in prima linea per l'accoglienza dei profughi. «L'attentato colpisce tutta la città - è il commento del vescovo Ruppi -. Siamo comunque fiduciosi che i responsabili possano ravvedersi. La chiesa esegue solo la volontà di Dio». Antonio Rotundo, deputato Ds, chiede l'intervento del ministro dell'interno. E il sindaco Adriana Poli Bortone annuncia di aver già chiesto al governo un finanziamento ad hoc per installare telecamere in tutta la città, «per assicurare alla legge i colpevoli e per scongiurare il rischio che nel capoluogo salentino attecchisca la malapianta dell'odio verso le istituzioni». Dal canto suo, il vice ministro Mantovano qualche risposta l'ha già offerta. «Incendiare la porta di una cattedrale è un atto criminale. E' legittimo - dice - contestare l'esistenza dei cpt purché si concluda che chiunque può entrare in Italia senza regole, e che nessun clandestino va espulso. Ma la politica del governo - precisa - è altra. E, garantisco, l'episodio di ieri non resterà impunito». Naturalmente le ombre si addensano su quanti da sempre sul territorio portano avanti la campagna contro i centri di permanenza temporanea per migranti. «Questo tipo di azione - spiega Cinzia Nachira, del Prc - lungi dal produrre la chiusura dei cpt e dal risolvere la vertenza legale e civile in corso in città, non fa che imprimere ulteriore sgomento a un piano davvero poco rivoluzionario, che anzi alimenta il gioco di chi ora probabilmente sta stappando champagne». Intanto il locale Social forum, in una nota stampa, ribadisce la linea ferma contro i centri di permanenza.
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