ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su il manifesto (Sezione: Pag. ) |
Martedì 12 novembre 2002 |
CINZIA GUBBINI E' terminata ieri la sanatoria per gli immigrati. Seicentomila le domande presentate alle Poste, migliaia gli esclusi. Sindacati e Caritas chiedono una proroga per presentare le vertenze contro i datori di lavoro inadempienti
Stop alla regolarizzazione
ROMA
File, lunghissime file di fronte agli uffici dei sindacati o a quelli per l'orientamento al lavoro: foto ricordo con pochissimi sorrisi per l'ultimo giorno di regolarizzazione secondo la legge Bossi-Fini. Insomma, dopo la bella trovata di distribuire ordinatamente i moduli attraverso le Poste italiane, il patatrac. E gli immigrati non sono sfuggiti al triste destino di doversi mettere in fila per ore e ore, con l'obiettivo di denunciare il datore di lavoro renitente all'emersione, come stabilisce la circolare emessa la settimana scorsa dal ministero dell'interno; ma anche per chiedere gli ultimi aiuti nella compilazione del modulo. Finale con caos quindi per la «sanatoria» che - per ora - si aggiudica un bel risultato: 550, forse 600mila domande presentate. Il picco si è registrato nel Lazio (100mila domande, il 90% a Roma) e in Lombardia (anche qui circa 100mila); più di 15mila quelle presentate in Liguria, oltre 3mila in Trentino e Val D'Aosta; quasi 60mila in Campania e poco più di 2mila in Basilicata. Difficile capire, invece, se prevale la regolarizzazione tra le colf o tra i lavoratori dipendenti - anche se pare che saranno questi ultimi a vincere la partita.
Per il sottosegretario Alfredo Mantovano, «il bilancio è estremamente positivo. Oltre mezzo milione di clandestini riportati alla luce, identificati e dunque non più un potenziale pericolo. Persone che avranno un lavoro e contributi regolari, asssitenza sanitaria e contribuiranno agli introiti fiscali dello stato». Se fosse vero, Mantovano abrebbe davvero ragione. Peccato che nessuno ci creda: i dati sono corretti, ma i kit riconsegnati alle Poste non si tradurranno in altrettanti permessi di soggiorno.
Tra qualche giorno verrà fuori il numero di domande false, o addirittura bianche, presentate pur di ottenere il tagliando che mette a riparo - per qualche mese - dalle espulsioni. C'è poi la partita di tutti coloro che di domande ne hanno presentate due o tre, la prima magari comprando un contratto di lavoro, la seconda cercando un viatico più sicuro. E non si tratta di persone che intendono «fregare» lo stato, ma di lavoratori che per i più disparati motivi sono rimasti esclusi. E poi ci sono i moduli pieni di errori, non per mala fede ma perché compilarli era difficilissimo. Filippo Miraglia, responsabile immigrazione per l'Arci, chiede al governo «di lasciare aperto un tavolo di consultazione con le associazioni e i sindacati per monitorare l'andamento della regolarizzazione».
Non è un caso quindi che al trionfalismo del governo risponda un malumore in seno ai sindacati e alla stessa Caritas, che ricordano lo stillicidio di circolari in corso d'opera e la gran confusione che hanno creato, senza peraltro rispondere ai tanti quesiti ancora aperti. Ma che soprattutto chiedono una proroga al termine per presentare la vertenza contro il datore di lavoro inadempiente. Don Giancarlo Perego, responsabile nazionale dell'area immigrazione, lo dice chiaramente: «Il datore di lavoro di un immigrato clandestino poteva aver promesso fino ad oggi (ieri, ndr) di fare la sanatoria, e oggi può non averla fatta. La scadenza non può essere considerata perentoria». Cgil, Cisl e Uil hanno già annunciato che presenteranno cause pilota per tutti quegli immigrati che apriranno vertenze da oggi; e quindi dopo la scadenza dell'11 novembre. Il Tavolo migranti nazionale lancia un appello dopo la mobilitazione di Firenze: «Pochi giorni di tempo non sono sufficienti per informare migliaia e migliaia di immigrati che, in tutt'Italia, si sono visti licenziare; né possono bastare per organizzare migliaia e migliaia di vertenze contro i datori di lavoro».
Ma i sindacati e le associazioni sottolineano anche che - nonostante le tante domande presentate - altrettanti sono i lavoratori al nero esclusi dalla regolarizzazione. I lavoratori autonomi, ad esempio, e i precari. «Abbiamo calcolato che in Italia potrebbero regolarizzarsi almeno 100mila autonomi, che invece rimarranno invisibili. Per le casse dello stato significherebbero dai 300 ai 1000 miliardi di vecchie lire», sottolinea Dino Frisullo di Senzaconfine. Intanto le casse dello stato hanno sicuramente guadagnato un bel po' dall'«operazione sanatoria»: circa 370 milioni di euro. La maggior parte dei quali, c'è da scommetterci, non verranno mai riscattati dai lavoratori. E se emergeranno almeno 300mila immigrati, significherà una crescita per l'occupazione italiana dell'1,3 per cento.
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