ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su manifesto (Sezione: Politica Pag. 2 ) |
Giovedì 14 novembre 2002 |
ORNELLA BELLUCCI
In piazza contro la «fortezza Europa»
LECCE
In oltre quattromila hanno sfilato ieri mattina, in una Lecce blindata, per contestare il vertice dei ministri dell'interno dell'area adriatica Una mobilitazione estesa a tutte le realtà antirazziste europee, molte delle quali migrate in Puglia da Firenze. Ma, nonostante gli sbarramenti di polizia, tutto è filato liscio, fatta eccezione per un lancio di cachi e uova contro la polizia da parte di un gruppo di anarchici. E con un fuori programma finale, quando un gruppo di disobbedienti, insieme ad alcuni operai della Gum, licenziati recentemente a causa del fallimento del gruppo, hanno occupato simbolicamente i binari della stazione. Ed è da qui che i disobbedienti meridionali hanno annunciato il proposito di spostarsi a Termini Imerese per sostenere la lotta degli operai della Fiat. Centinaia le sigle, gli striscioni, gli slogan: «siamo tutti cittadini del mondo», «clandestino è il capitale assassino». Emozionati gli sguardi dei migranti, in prima linea con gli altri manifestanti nella lotta per uguali diritti. Ma per gli stranieri la realtà è tutt'altro che pianificata. Babacar ha 30 anni, viene dal Senegal. La terra promessa l'ha deluso. «Qui sono solo un clandestino. I documenti costano, e ogni giorno devo scegliere se sopravvivere o consegnarmi alla polizia». Lui è stato tra i tanti che la contestazione alle politiche dei governi europei in tema d'immigrazione hanno dovuto seguirla da dietro le quinte. Agnese ha 20 anni, è sbarcata in Italia con i suoi genitori quando ne aveva due. In corteo sorrideva. «Clandestini o regolari, noi giovani non vogliamo che pochi decidano per noi. La nostra anima è multirazziale». E sull'integrazione lo scambio tra i manifestanti è stato intenso. «Su questo fronte in Europa ci sono carenze enormi», dice Bledar Torozi, presidente dell'associazione albanese Vellazerimi, «l'immigrazione è una realtà vitale, in movimento, che i potenti sfruttano e poi rastrellano. Per noi la vita è difficile, la prima accoglienza non ci garantisce una vita dignitosa né civile». Toni duri e resistenti, fissati in un documento discusso nell'assemblea riunita a festa finita nei locali dell'ex Sperimentale Tabacchi, sede dell'Università. Un vero e proprio manifesto politico, unica arma con cui i portavoce dei forum sociali e dei coordinamenti sull'immigrazione hanno tentato di sfondare l'ennesima zona rossa istituita per l'occasione a Lecce. Azione assolutamente pacifica ma rimasta inascoltata dai potenti blindati nel castello. In primis il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, che dopo un tira e molla verbale, mediato dal funzionario preposto, ha vietato alla delegazione dei forum sociali di introdurre il documento nella fortezza.
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