ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il manifesto (Sezione: Politica e Pag. 5 ) |
Giovedì 16 ottobre 2003 |
CINZIA GUBBINI
Al voto. Ma solo sotto giuramento
ROMA Già stamattina Alleanza nazionale depositerà e presenterà pubblicamente il suo progetto di legge per la concessione del voto amministrativo agli immigrati. Dopo un vertice tra le «teste d'uovo» del partito - presenti Gianfranco Fini, Ignazio La Russa, Gianfranco Anedda, Gianpaolo Landi Di Chiavenna, Alfredo Mantovano e Domenico Nania - durato fine a ieri notte, l'articolato è stato messo nero su bianco. Secondo quanto trapelato il progetto di legge di riforma costituzionale prevede l'accesso alle elezioni amministrative per i cittadini extracomunitari residenti regolarmente in Italia da almeno sei anni, in possesso di un permesso di soggiorno passibile di un numero illimitato di rinnovi. Dovrebbe, inoltre, essere inserita la necessità di certificare un reddito sufficiente per sostentare sé e la propria famiglia, un'abitazione che rispetti determinati parametri e assenza di precedenti penali, compresi i rinvii a giudizio, anche se forse sarà problematico inserire queste «precisazioni» direttamente in costituzione. Limitazioni che comunque verrebbero specificate nella successiva legge ordinaria. Tutte queste caratteristiche rappresentano la cosiddetta «carta di soggiorno», introdotta dala legge Turco-Napolitano, ma nel progetto di legge la «carta di soggiorno» non verrà citata esplicitamente, per questioni squisitamente tecniche. Acuni elementi del progetto riprendono la direttiva europea del `94, ratificata in Italia nel `96, che concede il voto amministrativo ai cittadini comunitari: elettorato attivo e passivo nelle elezioni comunali e circoscrizionali, con la limitazione - per quanto riguarda l'elettorato passivo - delle cariche di sindaco e vicesindaco. Aldilà di questi elementi - già di per sé discriminanti - il progetto di legge conterrà, come ampiamente anticipato nei giorni scorsi, la richiesta di firmare una carta in cui l'immigrato dovrà «giurare» di condividere una serie di valori: «Tra questi, la libertà religiosa, l'integrità fisica (riferita, ad esempio, alle infibulazioni ndr) e la concezione della famiglia come base naturale della società», spiega Landi Di Chiavenna, responsabile immigrazione di Alleanza nazionale. Una decisione che, qualora il progetto di legge venisse approvato, introdurrà una novità sconcertante all'interno del dettato costituzionale, ratificando la possibilità di concedere o meno il diritto al voto in base all'adesione a un preciso modello. Che succederà se l'immigrato dovesse venir meno alla fedeltà dichiarata ai valori della carta? «Intanto ne riceverà un'immagine negativa - risponde Landi Di Chiavenna - da parte mia non escludo che, in sede di regolamento, vengano previste sanzioni per chi non rispetterà certi valori». Il progetto presentato da Alleanza nazionale non piace affatto a gran parte del mondo dell'associazionismo. Proprio ieri l'Arci ha inviato una lettera ai parlamentari in cui chiede di legare il diritto di voto per gli immigrati soltanto al criterio di residenza. Appellandosi all'articolo 3 della costituzione, Tom Benettollo e Filippo Miraglia spiegano, infatti, come legare il diritto di voto alla carta di soggiorno significherebbe introdurre un'inaccettabile e incostituzionale discriminazione legata al reddito e alle condizioni abitative, sancendo la non uguaglianza tra cittadini immigrati e tra immigrati e cittadini italiani. Ma cosa ne pensano i partiti all'opposizione? Non lascia ben sperare la dichiarazione della responsabile al Welfare dei Ds, Livia Turco, secondo cui «il testo di An è una buona base di partenza» a cui rimporvera «la limitazione del voto ai comuni e alle circoscrizioni, a differenza del nostro progetto di legge di riforma costituzionale, che tra l'altro prevede la possibilità di partecipare alle petizioni e ai referendum proposti dalle autonomie locali». Per quanto riguarda la Margherita, Giannicola Sinisi commenta: «Dovrò vedere il testo, ma da quanto emerge sembra proprio che la montagna abbia partorito il topolino», ricordando che nelle proposte presentate dal partito non si fa riferimento alla carta di soggiorno ma soltanto alla residenza. Completamente contari alla proposta avanzata da An, Rifondazione: «La proposta è un bluff - sostiene Graziella Mascia - e oltretutto contiene delle enormità come l'adesione alla carta dei valori». Il dipartimento immigrazione del Prc sta ragionando su un progetto di legge che prevede la via legislativa della legge ordinaria e la richiesta di soli due anni di residenza.
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