ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su MANIFESTO Martedì 19 febbraio 2002

TI. BAR.

Espulsi i profughi sbarcati due settimane fa sulle coste leccesi

 

Kurdi negati


 

Rimpatriati. Questo è stato il verdetto secco e gelido per più di ottanta kurdi sbarcati due settimane fa a Gallipoli. Facevano parte delle 500 persone sbarcate dalla nave Engin il 31 gennaio scorso a Gallipoli, nel Salento, per fuggire alle persecuzioni del loro paese, ma hanno ricevuto ieri mattina il decreto di espulsione, dopo che la commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato ha rigettato le loro istanze d'asilo. "Non può essere ammesso in nessun caso che si verifichi un allontanamento coatto dello straniero dal territorio nazionale prima che all'interessato sia stata data la possibilità di appellarsi all'autorità giudiziaria contro la decisione negativa", ricordano il Consorzio italiano di solidarietà (Ics) e Medici senza frontiere, che parlano di "gravi violazioni del diritto d'asilo". Non sarebbe infatti pensabile un ricorso dall'estero, visto che l'asilo era stato chiesto proprio per il timore delle persecuzioni che l'interessato comunque lamenta nel suo paese di origine.

Secondo l'associazione Azad, in realtà, non si tratterebbe neanche di un'espulsione, ma di un vero e proprio respingimento. Una procedura che, utilizzata quando un clandestino viene trovato alla frontiera, non prevede un ricorso d'appello se non al tar per vizio formale. Ieri Azad, l'osservatorio nazionale profughi e i legali del Cir, il Consiglio italiano rifugiati, hanno organizzato una manifestazione di protesta nel centro di permanenza temporanea Regina Pacis di Lecce, dove nel fine settimana erano stati trasferiti dal centro di accoglienza per richiedenti asilo Lorizzonte. Quarantasei bulgari - tra cui due bambini - si sono allontanati approfittando della ma sono stati rintracciati alcune ore dopo dai carabinieri. "Si tratta - sostiene l'avv. Maria Rosaria Faggiano del Cir - di persone che provengono da Paesi in cui rischierebbero, rientrando, di essere seriamente oggetto di persecuzione. Ho infatti ascoltato storie pesanti: molti hanno subito maltrattamenti e vere e proprie torture, difficili in molti casi da comprovare".

Le dichiarazioni del sottosegretario agli Interni Mantovano vengono definite "risibili" dal responsabile immigrazione ds, Giulio Calvisi. "L'onorevole stesso - dice Calvisi - ci conferma che la commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato inviata dal governo subito dopo lo sbarco in poco più che 48 ore ha svolto centinaia di interviste dei richiedenti asilo decidendo quali domande accettare e quali no. Vorremmo ricordargli che il diritto d'asilo è riconosciuto effettivamente solo quando è riconosciuto e praticabile l'accesso alla procedura per il suo riconoscimento. Ma da un'analisi dei fatti ci risulta che tale procedura sia stata effettuata in maniera sbrigativa e non approfondita". "Rigettare un'istanza d'asilo - denuncia anche il capogruppo Prc nelle commissioni ambiente e mafia Nichi Vendola - significa rendersi complici delle persecuzioni certe di cui i richiedenti sarebbero oggetto al rientro". Oggi pomeriggio, anche in occasione dell'arrivo nell'aula del Senato del ddl Bossi-Fini sull'immigrazione, ci sarà una manifestazione davanti alla prefettura di Lecce, così come avverrà in tutta Italia.

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