ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il manifesto
(Sezione: Società   Pag.   10   )
Martedì 23 settembre 2003

ANGELO MASTRANDREA

 

«Tutti in comunità»

Offensiva del governo: punito l'uso anche di droghe leggere, parità tra pubblico e privato

 

ROMA Più congeniale di così non poteva essere, il luogo scelto da Fini e Mantovano per annunciare l'ormai prossima presentazione del ddl contro le droghe che porterà il loro nome: in un convegno pomposamente denominato «conferenza mondiale sulla prevenzione dalla droghe» manco fosse l'Onu e invece organizzato a Roma dall'associazione «Casa Rosetta», sia pur con il patrocinio del governo italiano e del Dipartimento di stato Usa. Sì, perché i principali beneficiari della legge che già il 26 giugno Fini e Mantovano avrebbero dovuto presentare urbi et orbi dalla comunità di don Gelmini ad Amelia se non ci fosse stata di mezzo una verifica di governo e l'opposizione di Lega e Udc, saranno proprio loro, le comunità private, che saranno parificate al servizio pubblico e potranno anche certificare la tossicodipendenza senza passare più attraverso i Sert. Non solo. L'annullamento della distinzione tra droghe leggere e pesanti, la reintroduzione della punizione del consumo e la possibilità di un ampio ricorso alle pene sostitutive del carcere sembrano fatte apposta per trovare clienti alle San Patrignano di turno. Ad annunciare le linee politiche della nuova normativa è il vicepremier Gianfranco Fini. E' la seconda volta quest'anno, dopo il discorso alla Conferenza mondiale sulle droghe di Vienna (questa volta dell'Onu), lo scorso aprile. Il vicepresidente del consiglio annuncia una svolta «di 180 gradi» e parla senza mezzi termini di «repressione», visto che non sarà più tollerato nemmeno il consumo e le droghe saranno considerate tutte uguali. In questo modo saranno annullati gli effetti del referendum del '93 che, eliminando la dose minima giornaliera, «ha reso quasi impossibile alle forze dell'ordine distinguere lo spaccio dall'uso personale». Al governo sono consapevoli che una riforma del genere provocherà una forte opposizione, politica e culturale, e Fini mette le mani avanti annunciando che su questo tema non è disposto a scendere a patti con nessuno: «Nello stesso momento in cui ci si confronta con un tema del genere all'insegna del compromesso ci si predispone a perdere questa battaglia».

A entrare nei dettagli della legge, che «entro ottobre verrà presentata in preconsiglio dei ministri», è invece il sottosegretario Alfredo Mantovano, anch'egli di An: le tabelle saranno ridotte a due sole tipologie di sostanze, droghe e farmaci, per superare «il luogo comune secondo il quale ci sono droghe buone e droghe cattive»; un'altra tabella stabilirà la quantità di sostanze al di sotto della quale ci sarà una sanzione amministrativa e al di sopra l'intervento penale; verrà abbassato il limite minimo della sanzione base della reclusione per favorire la misura sostitutiva del lavoro di pubblica utilità. Dal carcere alle comunità private, in buona sostanza. A spiegarlo è lo stesso Mantovano, per il quale «le comunità vanno utilizzate sempre, in modo più incisivo, al posto del carcere e otterranno la completa parificazione, ai fini del recupero, con i Sert». Ma c'è di più: esse «non dovranno attendere il via libera dei Sert per iniziare un percorso di recupero», dunque potranno autonomamente certificare la tossicodipendenza. Altro che parificazione tra pubblico e privato: l'idea del governo è quella di smantellare i servizi di recupero statali. La conferma la dà lo stesso Mantovano, quando spiega che «non si può applicare al corpo sociale di una nazione aggredita dalla diffusione pandemica della droga lo stesso trattamento che per troppi anni il servizio pubblico ha praticato al tossicodipendente: una rassegnata e indifferente terapia di mantenimento accompagnata dall'ipocrisia della riduzione del danno. L'esperimento è stato fatto, il danno non è stato ridotto, anzi si è moltiplicato. Adesso ci si lasci fare con le comunità, le associazioni, il volontariato». L'esponente di An ha dedicato poi un capitolo a parte agli spinelli, che hanno «effetti devastanti» e ai quali non si può attribuire un sapore di «trasgressione innocente e giovanile», benché «qualche cantante ne propagandi l'uso nei concerti e nei mass media».

Che la maggioranza si sia ricompattata dopo i dissidi dello scorso giugno, quando Maroni e il sottosegretario Sestini avevano bocciato il testo, il primo perché scavalcato da Fini e la seconda per motivi più di merito, lo si capisce dalla sponda che le parole di Fini e Mantovano hanno trovato nel discorso di Casini e nelle parole dei ministri Sirchia e Buttiglione. Il presidente della camera, intervenendo allo stesso convegno (che domani sarà chiuso da Gasparri e dalla Sestini) ha confermato che «il problema della droga non può essere risolto attraverso soluzioni di compromesso», anzi «individuare un limite quantitativo entro cui ritenere lecito il consumo di sostanze stupefacenti significa perdere una buona occasione per affrontare il problema con il rigore che esso richiede». Sulla stessa linea d'onda i ministri Buttiglione (per il quale i cantanti che fanno uso di sostanze «forse avranno fatto della musica migliore, ma molti di loro hanno anche fatto una brutta fine») e Sirchia, che ha ribadito l'importanza dell'eliminazione della distinzione tra droghe leggere e pesanti.


   

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