ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il manifesto (Sezione: Società Pag. 10 ) |
Mercoledì 24 Marzo 2004 |
MARINA DELLA CROCE
Il sindaco della città offre un posto alla maestra con il velo Discriminata perché porta il velo. La donna ieri ha lasciato la sua abitazione. Le titolari dell'asilo: «Non cambiamo decisione». Mantovano: «Il velo non può essere motivo di discriminazione»
«Fatima lavorerà a Ivrea»
IVREA Potrà terminare il suo stage in un asilo di Ivrea Fatima Mouayche, la donna marocchina allontanata da una scuola materna di Samone a causa del velo che le incornicia il volto. A offrirle il posto è stato ieri lo stesso sindaco della città piemontese, Fiorenzo Grijuela: «Se quelli di Samone non vogliono la donna con il chador, potrà completare il corso in uno dei nostri asili nido, dove già altre ragazze musulmane prestano la loro opera al servizio della comunità epoderiese», ha detto trovando per ora una soluzione alla vicenda. Per nulla contenta di tanto clamore ieri Fatima ha lasciato la sua abitazione, ormai assediata dai giornalisti, per trasferirsi in casa di amici. Prima di sparire, però, ci ha tenuto a ribadire che fosse stato per lei non ci sarebbe alcun problema a togliere il velo durante le lezioni, se solo qualcuno glielo avesse chiesto. Una disponibilità a quanto pare sconosciuta a Cristina Ferrari e Miriam Meli, le titolari dell'asilo «Miele&Cri Cri» che non hanno esitato un attimo prima di allontanare l'aspirante maestra. «A noi non è mai stato comunicato questo - hanno spiegato -. Non abbiamo respinto la signora Fatima perché di origine marocchina, abbiamo solamente chiesto che durante le ore di lezione non indossasse il chador». Chissà perché, l'aver appreso la novità non comporterà però alcun ripensamento: «Non torneremo indietro - dicono infatti le due direttrici - anche perché oggi abbiamo ricevuto al solidarietà del sindaco di Samone e della sua giunta, ma anche della quasi totalità delle mamme dei 35 bambini che frequentano l'asilo». Secondo le titolari del «Miele&Cri Cri» la presenza di Fatima con il velo avrebbe avuto l'effetto di spaventare i bambini e per questo le avrebbe impedito l'accesso alla scuola. Una giustificazione da cui prende le distanza anche la Confcooperative di Torino, di cui l'asilo fa parte, e che non a caso trova il suo unico sostenitore nella responsabile della Lega nord per le politiche sociali, Francesca Martini, che accusa Fatima di voler «imporre i suoi costumi in casa d'altri». In realtà la donna, divorziata e madre di due bambini, voleva solo lavorare e proprio per questo aveva ricevuto anche dalla comunità marocchina il consenso a togliere il velo durante le lezioni. Una circostanza che ingrandisce il sospetto di un palese caso di discriminazione. «Il velo non pone né dovrebbe porre problemi» o, tantomeno, «essere causa ingiustificata di discriminazioni», ha sottolineato ieri il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano mentre per la Verde Luana Zanella «sono senz'altro cattivi maestri quelli che hanno addotto a giustificazione del provvedimento la paura dei bimbi».
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