ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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manifesto (Sezione: Pag. ) |
Giovedì 31 ottobre 2002 |
ALESSANDRO MANTOVANI
«Cancellare tutto sarebbe più rischioso»
ROMA Due ore di riunione tra il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu e i massimi vertici delle forze di polizia e dei servizi, non per decidere ma per approfondire le valutazioni tecnico-operative. E alla fine la valutazione prevalente, a quanto trapela dal Viminale, è che il Forum sociale europeo a questo punto è meglio farlo dove è stato organizzato, cioè a Firenze. Tra i responsabili della sicurezza si è ormai diffuso il convincimento che vietare, sospendere, annullare o trasferire chissà dove il Fse potrebbe rivelarsi rimedio peggiore del male. Rischierebbe insomma di scatenare reazioni e proteste con conseguenze potenzialmente più gravi per l'ordine pubblico. Anche nell'entourage del ministro Pisanu, ieri sera si ribadiva senza mezzi termini: «Mai parlato di rinvio», smentendo in via ufficiosa gli organi di stampa che da giorni martellano attribuendo al ministro questa intenzione. L'ultima parola spetterà comunque al governo, anzi al capo del governo Silvio Berlusconi che presiede oggi il consiglio dei ministri e da quarantott'ore dispone di tutte le informative degli apparati di intelligence. Il premier ha definito «preoccupante» la relazione fornitagli da Pisanu, che approfondisce le notizie illustrate dal ministro martedì alla camera.Per il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza era la quarta riunione sul Fse. Attorno al tavolo con il ministro c'erano il sottosegretario Alfredo Mantovano, i capi delle polizie e dei servizi e le autorità di pubblica sicurezza di Firenze, il prefetto Achille Serra e il questore Giovanni De Donno. Bocche cucite all'uscita, «parlerà il ministro domani» (cioè oggi), filtrano però indiscrezioni. A quanto pare persino Sismi e Sisde avrebbero suggerito di mantenere nel capoluogo toscano l'appuntamento del movimento antiliberista: quasi uno schiaffo al ministro Franco Frattini, titolare della delega ai servizi ed eminenza grigia degli allarmisti. E' anche l'opinione corrente ai vertici della polizia di stato, come del resto ha già dimostrato l'audizione del capo della ps Gianni De Gennaro al comitato parlamentare di controllo sui servizi: preoccupazione sì ma senza esagerare. Infatti la polizia non ha mai interrotto i preparativi, neanche per un attimo. E in alcuni suoi settori cresce il malumore verso un governo che sembra seminare incertezze e tensioni, sulla pelle dei manifestanti ma anche di migliaia di poliziotti. Decine di agenti e funzionari delle Digos di tutta Italia sono già nel capoluogo toscano, dove ieri è scattata la «fase uno» del piano per l'ordine pubblico che entrerà nel vivo il 4 novembre. Già al via la protezione dei monumenti, la sorveglianza speciale di 450 obiettivi sensibili, la formazione di squadre agili di intervento rapido. Poi sarà una «blindatura» crescente fino al corteo internazionale contro la guerra di sabato 9, che richiamerà a Firenze 100-150 mila persone ed è perciò considerato il momento più rischioso. Come è noto il modello è Genova 2002, l'anniversario del G8 che ha visto sfilare oltre centomila persone senza problemi: dialogo, discrezione, limitate esibizioni di muscoli, blindati e manganelli. Su questa base si muovono da tempo Serra e il questore De Donno. Tutto tranquillo, dunque. Eppure, al Viminale, diverse fonti indicano che la possibilità di cancellare l'appuntamento è stata presa in considerazione, tanto per il corteo quanto per il Forum nel suo insieme. Avevano anche cominciato a studiare le soluzioni giuridiche appropriate, ipotizzando perfino il ricorso strumenti eccezionali mai utilizzati in epoca repubblicana benché previsti dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (regio decreto n° 773 del 18 giugno 1930). Nella riunione di ieri il comitato ha continuato ad esaminare le informative in arrivo. Non ci sono, a quanto pare, grandi novità. Gli apparati di sicurezza temono in particolare i più «duri» dei circa 12-15 mila «no global» attesi dall'estero, ma solo perché nonostante la collaborazione a livello internazionale non hanno informazioni sufficienti: se aumentano gli stranieri - questo è il ragionamento ridotto all'osso - aumentano anche i potenziali problemi. Sul versante italiano c'è la consueta lista dei centri sociali «cattivi», si sventola «minaccia anarchica» che fa sempre comodo, si ipotizzano scontri anche violenti tra diverse anime del movimento. Chiacchiere, insomma, e poco più.
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