ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:  POLITICA     Pag.   )
Domenica 1 Settembre 2002

PAOLA DEL VECCHIO



 

INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO ALL’INTERNO ALFREDO MANTOVANO



 

Il governo ha appena varato una sanatoria contro il lavoro clandestino sommerso. Ma cosa fa per fermare i viaggi della morte dei trafficanti di esseri umani? Lo abbiamo chiesto al sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (An).
«La tragedia sulla Bari-Napoli con 5 curdi morti e 4 in fin di vita, anche se non consola, ha dei precedenti specifici negli ultimi tre anni. E sempre le vittime erano stranieri ammassati su tir provenienti dalla Grecia, un paese dell’area Shengen. Questo significa che i controlli sui camion, una volta in Italia, vengono fatti a campione. Il nostro Paese è stato tra i primi a sollecitare la lotta al traffico di clandestini in sede europea. Ora bisogna fare in modo da coinvolgere nell’azione tutti i partner, Grecia inclusa».

Ma la rotta dei trafficanti passa anche per la Turchia, per i paesi balcanici, per il nord Africa...
«È varia e si è modificata più volte. Passava prima per l’Albania, poi si è spostata sui porti turchi. Ora che anche la Turchia sta stringendo la sorveglianza, i ”boat people” convergono nei porti libici e arrivano via mare a Lampedusa. Ma i tir, in genere, provengono dalla Grecia, carichi di sigarette come di clandestini. La prevenzione deve essere fatta a monte, la Finanza può fare controlli solo a campione».

L’opposizione imputa al governo di aver lasciato cadere gli accordi bilaterali con i paesi di provenienza per frenare i flussi.
«Gli accordi esistono. C’è un’intesa di massima sottoscritta a maggio con il capo della sicurezza egiziana che sta dando risultati, perché l’Egitto ha ridotto i flussi attraverso Suez. Con la Turchia l’accordo non c’è, ma c’è un impegno maggiore da parte loro nella sorveglianza delle frontiere. Sono però i porti greci di Patrasso e Igoumenitza a fare acqua. Si tratta di far presente a certi stati membri che in Europa ci si mobilita per la sicurezza e non solo per stabilire il costo del burro».

Ma quel è il bilancio dell’azione italiana contro le mafie dei trafficanti?
«Nel primo anno di questo governo sono stati 314 i trafficanti arrestati, contro i 198 dell’anno precedente, con un aumento del 58,5 %; così come sono aumentati del 47,2 % i veicoli e i natanti sequestrati. Questo significa che si è salvata qualche vita in più».

Lei ha appoggiato il pugno di ferro deciso da Maroni contro la regolarizzazione del lavoro stagionale. Ma questa forma di restrizione, come sostiene il vescovo Nogaro, non rischia di aumentare la clandestinità e consegnare gente disperata nelle mani di mercanti senza scupoli?
«La Bossi-Fini non circonda col filo spinato il territorio nazionale, ma stabilisce regole che danno dignità ai lavoratori stranieri, garantendo loro gli stessi diritti degli italiani e facendo obbligo al datore anche di reperire un alloggio. Sfido chiunque, anche un vescovo, a sostenere che introduce un meccanismo schiavistico e restrittivo».

Veramente non gli stessi diritti: per gli italiani non c’è la sola assunzione a tempo indeterminato...
«La regolarizzazione va valutata in una prospettiva di integrazione. Il datore di lavoro deve essere dissuaso dallo sfruttare il lavoratore extracomunitario, pena l’arresto da tre mesi a un anno, e una multa di 5 mila euro. Quella del tempo indeterminato è una prospettiva, nessuno vieta al datore di lavoro di licenziare».


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