ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO Giovedì 14 febbraio 2002

MARIA PAOLA MILANESIO


Csm «ridotto», arriva il via libera Oggi il voto finale tra le polemiche.
Castelli: «È solo il primo tassello della riforma»


 

Ventuno sono più che sufficienti. Al Csm basteranno 21 componenti per svolgere il lavoro che finora viene espletato da 30 persone. A Palazzo Madama la maggioranza dà il via libera all’emendamento Centaro, che riduce quasi di un terzo l’attuale Consiglio, mentre stamattina si licenzierà l’intero provvedimento. Insomma, la Cdl non si lascia convincere dalle proteste dell’opposizione, sicura che per i quasi 20mila magistrati (tra ordinari e onorari) non basti un organo di autogoverno così drasticamente ridotto. «Non si capisce il motivo di questa scelta. A meno che non si voglia delegittimare il Csm», dice l’Ulivo. La maggioranza smentisce con il presidente della commissione Giustizia, Antonino Caruso; sostiene - con Roberto Centaro - che basterà che il Csm si occupi soltanto delle faccende di sua competenza e non come ha fatto in questi giorni anche di pentiti, convocando il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. Come dire, tra i due poli la distanza è incolmabile e lo si intuisce anche da quel ripetere, dai banchi dell’Ulivo, la stessa domanda: «Ma perché la Cdl vuole un Csm ridotto?». «Se si pregiudica la funzionalità del Consiglio, allora è legittimo il quesito: perché lo volete fare? Si finirà così per constatare le disfunzioni del Csm e gli si sottrarranno delle competenze», dice il senatore diessino, Elvio Fassone. Anche Giampaolo Zancan dei Verdi protesta perché «sarebbe bastato contare quante pratiche erano in corso al Csm nel ’75 (quando il numero dei componenti era di 21, ndr.) e quante sono all’esame oggi. Sarebbe stata sufficiente questa comparazione per capire come ci sia una violazione del principio di efficienza. Qual è la vera ragione di questa riduzione? Svilire il Consiglio e tutta la magistratura».

Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, non c’è più in aula, chiamato in Spagna da impegni internazionali (a rappresentare il governo era subentrato nella mattinata il sottosegretario Michele Vietti). Ma prima della partenza, il Guardasigilli difende a spada tratta la scelta della Cdl, sottolineando come «il disegno di legge del governo non sia stato stravolto», pur introducendo la riduzione del Consiglio a 21 membri. «Con la sinistra abbiamo visto il Senato ridotto a fare da notaio al governo. A noi questo invece non va bene, abbiamo una visione diversa e accettiamo con piacere la decisione del governo». Tanto più che - aggiunge il ministro - questa legge sul Csm è «solo il primo tassello di un quadro globale di riforma della giustizia, riforma sulla quale il governo ha idee molto chiare e che intende dipanare rapidamente».

Sulla riduzione a 21 membri, il ministro aggiunge che si vuole «un Csm più ristretto, più agile, più rapido». «Non voglio mancare di rispetto, ma è paradossale che l’organo direttivo sia proporzionale ai diretti. In Italia ci sono 25 ministri per 57 milioni di persone, allora in Cina ci dovrebbero essere 540 ministri. O il Cda delle Ferrovie dovrebbe essere composto da 5000 persone». Non manca la polemica sulle toghe rosse, che vede contrapporsi Luigi Bobbio, ex pm a Napoli e ora parlamentare di An, al senatore Massimo Brutti. Per il primo una parte consistente della magistratura ha sistematicamente violato le regole costituzionali, avallata in ciò dal centrosinistra. Brutti chiede i nomi, Bobbio replica: «Borrelli, Davigo, ti bastano?».

vedi i precedenti interventi