ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Domenica, 1 maggio 2005 |
Castelli: l’amnistia non ci sarà mai
«L’arresto di Angelo Izzo e la raccapricciante scoperta dell’omicidio di una donna e di sua figlia forse scateneranno una nuova ondata di dichiarazioni giustizialiste, magari anche da parte di quanti fino a poche ore fa hanno parlato di amnistia - ha detto il ministro della Giustizia, Roberto Castelli - Da parte mia mi sono sempre dichiarato contrario a provvedimenti generalizzati di clemenza, convinto come sono che prima di tutto venga la sicurezza dei cittadini. Vorrei richiamare l’attenzione di quanti fino a ieri chiedevano un indiscriminato svuotamento dei penitenziari: ora dovrebbero ragionare su cosa significhi per la sicurezza dei cittadini. Prima viene Abele poi Caino». Per il criminologo Francesco Bruno, «al programma di recupero ci dovevano pensare nel 1980, Angelo Izzo doveva essere messo in manicomio, aveva bisogno di cure già allora. All’epoca, invece, si è coscientemente ignorata la richiesta di perizia psichiatrica e Angelo Izzo è stato condannato al carcere. La legge meritoria dovrebbe riguardare i sani di mente. Io dissi nel 1980 che avrebbe ucciso ancora e che doveva essere messo in condizione di non uccidere. Poi ha fatto lo pseudo pentito rilasciando dichiarazioni deliranti. Per colpa sua abbiamo forse due vittime in più». Sul regime di semilibertà a cui era sottoposto Izzo, il parlamentare verde Paolo Cento chiede che il governo «spieghi le ragioni per cui all’uomo era stato riconosciuto lo status di collaboratore della giustizia. Presenteremo un’interpellanza urgente al ministro della Giustizia e al ministro dell’Interno. È forte la sensazione che ancora una volta la giustizia abbia avuto pesi e misure diverse a seconda delle caratteristiche del condannato». A chiedere spiegazioni sulla libertà vigilata concessa a Izzo, anche Maurizio Fistarol, responsabile sicurezza della Margherita: «Credo - dice Fistarol - che qualcuno debba rispondere di una decisione che, seppure compiuta nel pieno rispetto delle leggi vigenti e dei regolamenti, non può non offendere il senso di giustizia degli italiani, colpiti da questo episodio di inaudita violenza». Intanto, sulla vicenda intervengono anche le donne della Casa Internazionale di Roma: «Non dimentichiamo l’efferata violenza di cui Izzo, Guido e Ghira furono capaci», si legge in una nota. Ma è il presidente della commissione centrale sui programmi di protezione dei collaboratori e testimoni di giustizia del Viminale, Alfredo Mantovano, a chiarire che «Izzo non era stato ammesso al programma di protezione per i collaboratori di giustizia in quanto mai proposto dall’autorità giudiziaria».
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