ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Giovedì 21 Ottobre 2004 |
LA NOVITÀ
Roma. Avranno più garanzie processuali: il contraddittorio, la presenza del difensore e dell’interprete, la difesa d’ufficio e il gratuito patrocinio. Ma se alla fine il giudice - quello di pace - deciderà per l’espulsione dal nostro territorio, allora la situazione per gli immigrati clandestini in Italia diventerà molto più calda rispetto ad ora. Essere ”beccati” ancora all’interno dei nostri confini nonostante il provvedimento di espulsione può costare fino a 4 anni di carcere. Ma c’è un’altra novità nel decreto legge che modifica la Bossi-Fini al quale ieri il Senato ha dato il via libera: la richiesta per rinnovare il permesso di soggiorno potrà essere presentata dall’immigrato anche agli sportelli postali e bancari. Una norma che, insieme a quella che affida le decisioni sulle espulsioni ai giudici di pace, ha sollevato molte polemiche e perplessità nell’opposizione, che comunque boccia senza mezzi termini l’intero provvedimento arrivando a parlare di «mattanza sanzionatoria». Ora il testo passa alla Camera e solo dopo la sua approvazione (senza modifiche rispetto alle decisioni del Senato) sarà legge. Critiche che comunque non smuovono la maggioranza. «Le modifiche apportate al Senato alla legge Fini-Bossi sono certamente un passo avanti e gratificano Alleanza nazionale che ha proposto alcuni emendamenti accolti dal governo» dice Giampaolo Landi di Chiavenna, responsabile immigrazione di An. E il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, ricorda che la possibilità di ricorrere a convenzioni con soggetti esterni alle amministrazioni per la funzionalità del meccanismo di rinnovo dei permessi di soggiorno, «conferma il modulo organizzativo già sperimentato positivamente durante la regolarizzazione: un modulo che ha consentito di esaminare 700.000 istanze in un anno senza ritardi e senza code agli sportelli». Tra le novità del decreto legge approvato al Senato anche la possibilità per l’immigrato - introdotta con un emendamento dell’opposizione - di chiedere un permesso per motivi di studio in seguito all’iscrizione e alla frequenza ad una scuola specializzazione e non solo, come ora, all’università.
Se da una parte il provvedimento aumenta le tutele processuali dell’immigrato, dall’altra, una volta sancita la sua irregolarità, inasprisce le sanzioni. E così si rischia la reclusione da 1 a 4 anni se l’espulsione è stata disposta per ingresso illegale su territorio nazionale oppure per non aver richiesto il permesso di soggiorno nel termine prescritto in assenza di cause per forza maggiore o, ancora, se il permesso è stato revocato o annullato. L’arresto si riduce da 6 a mesi a un anno se l’espulsione è stata disposta perché il permesso di soggiorno è scaduto da più di 60 giorni e non ne è stato richiesto il rinnovo. In caso di nuova violazione lo straniero già espulso è punito con la reclusione da 1 a 5 anni.
|
vedi i precedenti interventi |