ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Venerdì 22 Ottobre 2004 |
r. ind.
«La pentita Banelli va protetta»
Cinque brigatisti rinviati a giudizio per l'omicidio del professor Marco Biagi. Sono Marco Morandi, Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma, Diana Blefari Melazzi e Simone Boccaccini. Lo ha deciso il Gup di Bologna Rita Zaccariello a conclusione dell'udienza preliminare. Il giudizio è stato fissato per il 7 febbraio 2005 davanti alla Corte d’Assise di Bologna. La pentita Cinzia Banelli, invece, che ha chiesto ed ottenuto di essere processata con il rito abbreviato comparirà davanti ai giudici il 15 dello stesso mese. Durante l’udienza di ieri il Gup che ha deciso i rinvii a giudizio per i brigatisti accusati dell’omicidio del professor Biagi, ha letto in aula una cartolina anonima che qualcuno aveva inviato alla Corte. Una cartolina proveniente da Padova con la scritta: «Pena di morte per i brigatisti». E nello stesso giorno in cui la magistratura di Bologna ha deciso i rinvii a giudizio per l’omicidio del professor Biagi, la procura di Roma ha avviato la procedura per l’ammissione al servizio di protezione di Cinzia Banelli, l’ex «compagna So» che ha contribuito a svelare con la sua collaborazione numerosi retroscena del gruppo eversivo responsabile dell’omicidio del professor Biagi e di quello del professor Massimo D’Antona. Se la richiesta della procura verrà accolta dalla Commissione del Viminale che sovrintende alla protezione dei pentiti per Cinzia Banelli si potrebbe aprire la possibilità di lasciare il carcere, avere una nuova identità ed essere trasferita in una località segreta. La procura di Roma ha affrettato la richiesta dopo la scoperta nell’archivio digitale delle nuove Brigate rosse dello «statuto» dei brigatisti. Uno «statuto» che prevede la morte per chi tradisce e decide di collaborare con il «nemico», cioè lo Stato. Cosa che ha fatto la Banelli. Prima di pronunciarsi, la commissione del Viminale che sovrintende alla protezione dei pentiti e che è presieduta dal sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, dovrà acquisire anche il parere della procura di Bologna, che procede nei confronti della Banelli nel quadro degli accertamenti sull’omicidio di Marco Biagi. Ma sulla concessione alla Banelli dei benefici previsti dalla legge sui pentiti, è subito polemica. A innescarla è Bruno Berardi, il presidente dell’Associazione vittime del terrorismo e della mafia «Domus Civitas. «I terroristi e i mafiosi alla vita degli altri non danno nessun valore. Perchè, allora, sprecare - si chiede Berardi - uomini e denaro pubblico per difendere questi assassini? Nelle assurdità della nostra giustizia ingiusta possiamo aggiungere pure questo. Biagi, D'Antona, Petri e tutte le altre vittime del terrorismo, il beneficio della protezione non l’hanno avuto. A che punto si può salvaguardare la vita di terroristi o di mafiosi, anche se collaboratori di giustizia? Chi sbaglia deve pagare il proprio debito con la società fino in fondo, senza privilegi, nè sconti di pena». E ieri la procura di Roma non si è interessata solo di Cinzia Benelli, ma anche di Federica Saraceni, la presunta br, accusata di concorso nell’omicidio del professor D’Antona, dando parere negativo alla scarcerazione sollecitata dai suoi difensori. Una richiesta avanzata dagli avvocati Franco Coppi e Francesco Misiani che assistono la Saraceni non solo per l’insussistenza, a loro parere, degli elementi in possesso dell’accusa, ma anche in base a quanto dichiarato da Cinzia Banelli, la prima pentita delle nuove Br. Nelle sue dichiarazioni ai magistrati la Banelli ha sostenuto di non conoscere la Saraceni e di aver mai saputo nulla di lei. Federica Saraceni, che è in carcere da un anno, è stata anche lei rinviata a giudizio martedì scorso perché accusata di aver fatto parte dell’organizzazione terroristica responsabile dell’omicidio del professor D’Antona.
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