Sottosegretario Mantovano, il sindaco la ringrazia, anche la giunta comunale fa lo stesso. Come si sente nelle vesti di difensore di Napoli?
«Mi è sembrato doveroso testimoniare una realtà che ho potuto toccare con mano in prima persona passeggiando per le vie di Pianura in compagnia di Tano Grasso e in una scuola dove si è tenuta un’assemblea molto affollata. Tutti uniti contro la criminalità e contro il racket, ma non è solo questo il punto».
Si spieghi meglio.
«Non è solo una questione di partecipazione è che da questa iniziativa ne sono nate altre in tutti i quartieri della città. Lo stesso Mattino ha scelto la copertina della cronaca per ricordare che la signora Fucito ha denunciato il racket, sono segnali positivi».
La Fucito è l’unica?
«No, nei giorni scorsi sono stati in città più volte. Ho parlato con tre imprenditori che sono entrati nel programma di protezione ma hanno fatto la scelta di rimanere a Napoli e continuare la loro attività. Penso ai titolari del lido delle Rocce Verdi. E poi i numeri parlano chiaro, i testimoni di giustizia sono quadruplicati».
Lei dice che anche in altri quartieri ci sono segnali positivi.
«Penso a Forcella, sono venuto a Napoli quando assassinarano Annalisa Durante. Ero insieme a De Sena. Conobbi don Luigi Merola, e ogni volta che torno lo vado a incontrare. E quando non sono qui ci sentiamo telefonicamente. Anche quello è un buon esempio di reazione della città»
Insomma c’è una speranza?
«Tutto quello che abbiamo detto non cancella la droga e gli omicidi. E la miseria che cresce indotta da tanti fattori. Quello che dobbiamo fare è non perdere questi segnali di cambiamento e di speranza e di renderli sempre più vivi»