ALFREDO MANTOVANO

SENATORE DELLA REPUBBLICA

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.     )
Sabato 10 giugno 2006

 

RAFFAELE INDOLFI

 

 Giustizia, sì del governo al piano Mastella


 

Via libera del consiglio dei ministri al disegno di legge per bloccare la riforma dell'ordinamento giudiziario approvata dal centrodestra. Il provvedimento, chiarisce il ministro della Giustizia Clemente Mastella. avrà una corsia preferenziale in Parlamento. Il disegno di legge «non decompone quello che c'è, lo sottopone al giudizio della maggioranza». E aggiunge: «Chi vuole discutere può farlo a partire da quando approderà sul terreno parlamentare». Ma nella riunione del governo Antonio Di Pietro, titoalre alle Infrastrutture, punta i piedi: «Prendo atto della decisione di ricorrere ad un disegno di legge, ma lo considero uno sbaglio. Faccio l'esempio del chirurgo che esce dalla sala operatoria. In questo caso per fortuna il paziente non è morto ma ha subito una ferita profonda per questo io chiedo di fare presto con il Ddl per evitare ulteriori danni». Secondo Mastella il disegno di legge è «l'atto più concreto riguardo all'urgenza che la materia impone.

Ci è parso un atto di saggezza parlamentare». In consiglio dei ministri c’era chi come Antonio Di Pietro, proponeva di procedere per decreto al blocco della riforma della giustizia. «Sì, qualcuno ha insistito per il decreto», conferma Mastella. «Poi però - spiega - si sono resi conto che il decreto comunque passa per il Parlamento e io ho ricordato che al Senato c'è qualche fragilità di numeri». «Il disegno di legge - aggiunge il ministro - tiene conto delle esigenze dei magistrati ma anche dell'intero mondo della giustizia». E, a proposito dei decreti attuativi della riforma che entreranno in vigore prima dell'approvazione del disegno di legge in Parlamento e che preoccupano le toghe, spiega: «L'importante è che si arrivi ad una conclusione che tenga conto della riguardosità nei confronti dei magistrati e dell'intero mondo della giustizia, che è fatto anche dagli avvocati e dagli altri operatori.

Questa è una soluzione molto saggia e molto giudiziosa». La decisione di Palazzo Chigi scatena la reazione della Cdl. Roberto Castelli, presidente dei senatori leghisti ed ex ministro della Giustizia, parla chiaro: «È solo un disegno di facciata, non ha alcuna possibilità di essere approvato in tempo utile per fermare l’entrata in vigore dei decreti legislativi». Per Gaetano Pecorella, capogruppo azzurro in commissione giustizia alla Camera, «il governo ha dato prova di sapere fare una sola cosa: bloccare quei processi di rinnovamento del Paese avviati nella scorsa legislatura dal presidente Berlusconi». Più soft Giuseppe Gargani che spera in una discussione «senza pregiudizì. Per Jole Santelli, ex sottosegretario alla Giustizia, «il governo ha dovuto cedere al ricatto della magistratura».

Sarcastico Alfredo Mantovano (An). «La cambiale firmata dal ministro con i magistrati - dice - va in protesto. Mastella aveva promesso il decreto per bloccare la riforma e ha dovuto accettare lo stop del consiglio dei ministri». Erminia Mazzoni (Udc) definisce «pilatesco» il ddl, mentre il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, critica Mastella e annuncia che voterà no al blocco della riforma. Tra i magistrati dell’Anm, pronti a nuove proteste «se le nuove norme non saranno sospese», c’è preoccupazione e irritazione. Uno stato d’animo che caratterizzerà la loro manifestazione di oggi in Cassazione alla quale parteciperà Mastella. I penalisti italiani, però, insistono a parlare di «sconcertante resa del governo al sindacato delle toghe».


    

 

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