ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO Lunedì 10 dicembre 2001

MARIA PAOLA MILANESIO

Intervista con Alfredo Mantovano:
«L'Italia non acetta Lezioni»


Non si accettano lezioni di giustizia da parte dei partners europei. Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, difende la scelta dell’Italia sul mandato di cattura unico e invita piuttosto a mettere da parte le polemiche, nell’intento di cercare punti di convergenza.

Da uomo di governo e da magistrato, come giudica la posizione dell’Italia?
«Vanno considerate due esigenze: la prima, accentuatasi dopo l’11 settembre, è che si disponga di più adeguati strumenti di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo; la seconda, che non va affatto trascurata, è evitare di fare pasticci».

Il mandato unico sarebbe un pasticcio?
«A livello europeo ancora non sono stati definiti i beni da tutelare e le sanzioni poste a tutela di questi beni, mentre già si vorrebbe procedere con l’applicazione delle sanzioni. Questo aspetto, oltre a essere nei fatti, è stato sottolineato anche da giuristi che certamente non fanno riferimento all’area di centrodestra, e penso ad esempio a Giuliano Pisapia».

In sostanza, l’Italia fa bene a opporre resistenza?
«Credo che il nostro Paese abbia assunto un atteggiamento di equilibrio. Molto prima di altri Stati europei, l’Italia ha tenuto conto dell’esigenza di contrastare la criminalità organizzata e il terrorismo: da 20 anni abbiamo la figura dell’associazione di tipo mafioso sconosciuta in altre legislazioni; abbiamo introdotto ora il reato associativo di terrorismo anche internazionale e siamo all’avanguardia in Europa; siamo in prima linea nel contrasto al traffico di clandestini e anche al contrabbando. Suona un po’ come una beffa sentirci fare la lezione da altri Stati, soprattutto da chi fino a qualche anno fa dava ospitalità a terroristi italiani condannati, la Francia; o da chi mantiene un comportamento molto disinvolto nella lotta al contrabbando, la Grecia; o ancora da chi, in occasione ad esempio del G8, non ha avuto atteggiamenti di stretta collaborazione, la Germania».

C’è ancora spazio per un accordo?
«Il margine esiste ed è importante che venga utilizzato fino in fondo. Nel tempo che resta i nostri partners dovrebbero riconoscere il ruolo di primo piano svolto dall’Italia su questo fronte. Mi rendo conto che, da parte della presidenza di turno dell’Unione europea, vi è una attenzione non ingiustificata all’effetto mediatico: da questo punto di vista è un ottimo risultato dire che l’Europa ha introdotto il mandato di cattura europeo. Ma questo effetto mediatico può essere ugualmente raggiunto applicando il mandato di cattura unico per i delitti più gravi, salvo darsi scadenze per un successivo completamento».

Prima la legge sulle rogatorie, ora le perplessità sul mandato di cattura unico. Questa maggioranza vuole isolare l’Italia sul tema della giustizia?
«Bisogna guardare ai fatti concreti. Non voglio innescare ulteriori polemiche, ma se consideriamo che - i dati sono del 2001 - dalla Grecia arriva il 73% dei tabacchi di provenienza illecita che entra in Italia... Insomma, mi sembra che se procediamo di questo passo le polemiche con gli altri Paesi europei non finirebbero mai. Piuttosto consideriamo i fatti oggettivi e cerchiamo dei punti di convergenza».


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