ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Mercoledì 10 luglio 2002 |
DARIO DEL PORTO
Cordova ai pm antimafia: segnalare i casi a rischio La disposizione era già nota da tempo ai ventidue pubblici ministeri del pool anticamorra. Ma alla luce di quanto accaduto con Mario Fabbrocino, il procuratore aggiunto Felice Di Persia, scelto dal procuratore capo Agostino Cordova come coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, ha deciso di «rammentarla» per iscritto, con un’apposita circolare, a tutti i magistrati della sezione: i pm, scrive Di Persia, sono invitati a segnalare tempestivamente i casi di imputati per i quali sussiste la possibilità di una scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. In questo modo l’ufficio può valutare caso per caso la situazione e studiare eventuali «contromisure», come la richiesta ai collegi giudicanti di fissare le udienze in date più ravvicinate per consentire la celebrazione dei processi in tempi più brevi. In media, la segnalazione dovrebbe arrivare almeno quattro mesi prima della scadenza, margine ritenuto sufficiente a mettere a fuoco la questione e adottare le «contromisure» che dovessero risultare giuridicamente applicabili alla singola posizione. Quello della scadenza dei termini costituisce uno degli ostacoli più insidiosi con i quali devono confrontarsi ogni giorno i magistrati. E infatti sull’argomento il dibattito si riaccende periodicamente. All’indomani del ritorno in libertà di Mario Fabbrocino, il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Roberto Centaro, aveva sollecitato un intervento del Parlamento proprio per riesaminare le norme che spesso determinato situazioni come quella che ha visto protagonista il padrino di San Gennaro Vesuviano. La tesi del senatore forzista non aveva però trovato d’accordo il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, che si era espresso su posizioni critiche nei confronti dei magistrati napoletani, giudizi poi respinti al mittente da Alfonso Chiliberti, presidente della sezione penale del Tribunale che ha scarcerato (e ieri riarrestato) Fabbrocino, il quale aveva affermato fra l’altro: «Le norme oggi in vigore rendono difficili i processi semplici e ingestibili quelli complessi». E il consigliere del Csm Gianni Di Cagno, «laico» eletto in area centrosinistra, aveva sottolineato che molto spesso il processo penale oggi in vigore rischia di sfociare proprio in situazioni di questo tipo. Due anni or sono la decima commissione dell’organo di autogoverno dei magistrati, presieduta proprio da Gianni Di Cagno, aveva monitorato gli uffici giudiziari italiani per raccogliere dati sui casi di scarcerazioni per decorrenza dei termini: ebbene, lo studio aveva evidenziato che nel 1990 erano stati ben 299 gli imputati detenuti tornati liberi per questa ragione, un numero consistente dei quali sotto processo proprio nel distretto della Corte di Appello di Napoli. |
vedi i precedenti interventi |