ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.     )
Lunedì 13 ottobre 2003

CLAUDIO SARDO

 

I NODI DELLA POLITICA


 

Marco Follini risponde a Umberto Bossi, che aveva chiesto al capo del governo di vestirsi da Carlo Magno per debellare i «baroni ribelli» di An e Udc: «Siamo nel 2003, non nell’ottocento. Non migliora il teatrino della politica, se veste i costumi d’epoca. La verità è che, come il centrosinistra si evolve verso sinistra, così il centrodestra si evolve verso il centro, verso posizioni moderate». Roberto Calderoli, numero due di Bossi, replica al leader Udc: «Follini non vede lo spadone di Alberto da Giussano anche se frequentemente ne sente la punta. E non pensa che i baroni sono anche i grossi bari, cioè le persone che, non rispettando le regole del gioco, disconoscono gli accordi presi». Intanto, Alfredo Mantovano avverte i leghisti: la proposta di legge di An sul voto agli immigrati è pronta: «Sarà una legge costituzionale. Il diritto di voto viene concesso a chi possiede la carta di soggiorno, dunque è in Italia da almeno sei anni. Se fosse in vigore oggi, i nuovi elettori sarebbero 150mila». Ma c’è una dura risposta leghista anche per lui: «Non credo che Fini andrà fino in fondo - dice Francesco Speroni - ma se lo farà, è difficile pensare che il governo possa stare in piedi».

La febbre nel governo è ancora alta. Lo scontro sul voto agli immigrati è il paradigma della competizione interna alla Cdl. Con An e Udc che chiedono una svolta moderata e la Lega che si stringe a Berlusconi, cercando di impedire ogni cambio di assetto. Ieri Follini ha parlato al congresso dei giovani Udc. Ha difeso la scelta di Gianfranco Fini. Ha detto che è «ragionevole» anche l’abolizione delle quote d’ingresso per gli immigrati. Poi, ha spiegato al congresso che, «se Fini dice cose di centro», la battaglia per spostare verso il centro tutta la Cdl può essere vinta. «Si parla di rimpasto, ma noi - ha sostenuto Follini - non vogliamo qualche posto in più. La nostra ambizione è più alta. Vogliamo conquistare l’anima di questa coalizione». Poco prima, Bruno Tabacci aveva detto: «Sulla linea della Lega non si vince né in Italia, né in Europa». E il leader Udc ha girato al partito di Bossi anche le accuse di destabilizzazione: «Non è vero che siamo un partito indisciplinato. Respingo con sdegno questa critica. Mentre la critica di essere remissivi, questa sì qualche volta la meritiamo. Ma non siamo un partito rassegnato». L’Udc, ha sottolineato Follini, «crede nella coalizione», tuttavia si prapara a presentarsi alle europee con una propria lista.

Umberto Bossi, finora, si limita a chiedere l’intervento («con lo spadone») di Berlusconi. L’ordine impartito ai suoi colonnelli è, comunque, di sparare alzo zero su An e Udc. Ieri Calderoli ha giudicato inaccettabile anche la proposta di abolire le quote d’ingresso («è uno dei pilastri della legge Bossi-fu Fini»). Il ministro Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) ha provato a gettare un ponte verso la Lega: «Prima di parlare di diritti elettorali per gli immigrati è meglio pensare al loro diritto alla salute». Ma, dentro An, ora si sentono più forti le componenti anti-leghiste. «Si può determinare una maggioranza che prescinda dalla Lega - ha detto Domenico Fisichella - senza che vi sia motivo di particolare scandalo».

Sul voto agli immigrati, resta in An il dissenso di Maurizio Gasparri e Francesco Storace. Secondo il primo, la proposta di Fini è destinata a regalare (almeno nell’immediato) consensi alla Lega. Secondo Storace, sarebbe stato meglio impuntarsi sulla Cirami o la devolution. Adolfo Urso, però, già scommette sul buon esito della «legge Fini»: «Avrà l’80-90% dei consensi in Parlamento».


    

 

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