ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.     )
Venerdì, 13 maggio 2005

MARIA PAOLA MILANESIOE

 

  

 Fecondazione, battaglia a colpi di comitati


 

Roma. La battaglia si gioca anche a colpi di gadget. Magliette, spille e manifesti, come quelli che si sono visti ieri a Roma, dove sono stati presentati due nuovi comitati per il referendum sulla fecondazione assistita. In comune hanno soltanto quel cuore rosso che campeggia nei loro simboli, ma per il resto le ”Donne per il sì” e ”Non votare” hanno della legge 40 opinioni diametralmente opposte. E che preannunciano di voler difendere e diffondere in queste quattro settimane e mezzo che ancora ci separano dal voto (12-13 giugno). Emma Bonino ha toni battaglieri. E, forte dell’esperienza maturata con i referendum per il divorzio e l’aborto, punta subito ai fatti concreti: «In questi giorni dobbiamo parlare e non chiacchierare, dobbiamo mobilitarci e fare altre uscite». «Siamo tutte per il sì ai quattro quesiti, anche se con sfumature diverse. Dobbiamo batterci contro la posizione furbetta di chi invita all’astensionismo», dice rivolta alle altre sette fondatrici del comitato ”Donne per il sì” e alla folta platea (oltre alle parlamentari, donne del mondo della cultura, dello spettacolo, dell’imprenditoria e dello sport).

Il ministro Stefania Prestigiacomo spiega così la sua presenza tra le fondatrici: «Non mi sarei battuta se fosse stato ammesso anche il quesito per l’abrogazione totale della legge. Sono convinta che ci debbano essere dei paletti». Preoccupata il sottosegretario Margherita Boniver, che teme si apra la strada per rivedere anche la legge sull’aborto. Nella sala stampa di Montecitorio respingono l’accusa: l’astensionismo non è una posizione furbetta - come dice la Bonino - ma «il modo migliore di difendere questa legge», parola del capogruppo Udc Luca Volontè. Ci sono donne anche qui, tutte convinte che le cattoliche autentiche siano quelle che a giugno non andranno a votare. Volontè, però, non ci sta ad essere tacciato per chi predica il disimpegno: «Il nostro è un invito responsabile all’astensione e non un suggerimento per andare al mare. Questa legge può essere migliorata ma resta una buona legge». Accanto al deputato centrista - soddisfatto dell’adesione di Francesco Cossiga - anche esponenti della Cdl e dell’opposizione, come Enzo Carra della Margherita.

Un dato, comunque, è certo: a poche settimane dal voto è già difficile districarsi nel labirinto di comitati nati per sostenere l’astensione, il sì o la soluzione 3 sì e un no. Una situazione, questa, che ricalca la varietà di posizioni anche nel mondo politico, visto che a favore della legge ci sono anche esponenti dell’opposizione e contro la legge rappresentanti di quella stessa maggioranza che ha votato il provvedimento. E ieri il mondo politico ha continuato a dividersi sulla scelta del vicepremier Gianfranco Fini, che ha deciso di votare 3 sì e un no (all’eterologa) nonostante il suo partito An vada sostenendo l’astensione. Durissime le parole del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano: «Il partito è scioccato se si vuole usare una espressione dolce. È tempo di impostare un percorso nuovo».

Da Forza Italia, invece, minimizzano sostenendo - con Sandro Bondi - che «non è vero che Berlusconi non abbia gradito le dichiarazioni del vicepresidente; si possono non condividere ma si devono rispettare». Mentre i leader dell’Unione Romano Prodi e Francesco Rutelli continuano a tacere sulla loro scelta, se pure sollecitati a prendere posizione da parlamentari del loro stesso schieramento, scende in campo il presidente del Senato Marcello Pera. «Si realizza una fuga in avanti ogni volta che si trasforma un desiderio in un diritto. E la fuga più grave è quella di scienziati, opinionisti, improvvisati teologi che ritengono di poter dire con sicurezza e talvolta con sicumera che l’embrione non è una persona».


    

 

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