ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
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Domenica 14 settembre 2003

ROSSELLA GENTILE

 

POLITICA E GIUSTIZIA



Dopo i 73 avvisi di fine indagine inviati venerdì dalla magistratura ad altrettanti agenti e funzionari di polizia coinvolti nei 2001 dai fatti del G( di genova, Alleanza Nazionale si schiera al fianco delle forze dell’ordine italiane. «La magistratura ha il dovere di indagare e perseguire eventuali responsabilità. Tuttavia, noi non metteremo mai sullo stesso piano aggrediti e aggressori - ha detto ieri il coordinatore di An, Ignazio La Russa - Gli aggrediti sono le forze dell’ordine, gli aggressori i facinorosi estremisti del black o white block. Per questi motivi rinnoviamo la solidarietà umana e politica ai ragazzi in divisa della polizia di Stato». Sulla stessa linea, il vicepresidente della giunta regionale della Liguria, Gianni Plinio, di An: «Sono certo che la stessa severità e puntigliosità di indagine manifestata nei confronti degli agenti di polizia ci sarà anche verso i tantissimi teppisti che misero a ferro e fuoco Genova in quei drammatici giorni del G8. Come purtroppo non ci fu nei confronti di Casarini per le violenze di piazza all’epoca di Tebio - ha detto Plinio - Attendo con fiducia le sentenze definitive della magistratura che spero siano pronunciate in tempi celeri. Una cosa è certa: i genovesi hanno visto con i loro occhi chi erano gli aggressori e cioè i militanti dei centri sociali, e chi gli aggrediti, e cioè gli agenti delle forze dell’ordine, che difesero Genova in una situazione di rischio senza precedenti e a cui continua ad andare tutta la mia gratitudine.

Con le forze di polizia si schierano anche i giovani iscritti di An che hanno lanciato una raccolta di fondi per «contribuire alle spese legali dei 73 agenti delle forze dell’ordine che si sono visti recapitare gli avvisi di fine indagine per le vicende di Genova del 2001. Riteniamo importante far sapere ai funzionari indagati - ha detto Giovanni Donzelli, dirigente di Azione Giovani e direttore di Sfida.org (la rivista on line dell’associazione universitaria legata ad An) - che non sono soli: la maggior parte dei giovani italiani è ben diversa rispetto ai teppisti che ha dovuto affrontare a Genova. Per le spese legali apriremo un apposito conto corrente e inizieremo la raccolta in tutte le università. È una questione di civiltà, non possiamo adesso accusare i poliziotti per annacquare le responsabilità dei teppisti».

«Questi processi - hanno osservato Francesco Grillo (reggente di Azione Giovani) e Giuseppe D’Ippolito (dirigente nazionale) - non potranno cambiare la carte in tavola. A Genova abbiamo visto tutta la violenza di cui è capace la sinistra». Per i Verdi, «l’inchiesta della magistratura è molto importante perchè dà a tutto il movimento No Global e alle giovani generazioni l’idea della certezza e dell’indipendenza di chi esercita la tutela del diritto, ma il problema che è di fronte a tutti noi parlamentari è il comportamento non solo delle forze dell’ordine, ma di quei parlamentari di An e del vicepresidente del Consiglio Fini presenti in quei giorni nelle caserme genovesi», ha detto il senatore Fiorello Cortiana.

Intanto, emergono nuovi particolari giudiziari. Alcuni dei 43 poliziotti indagati per i fatti avvenuti nella caserma Bolzaneto il 21 luglio del 2001, sono accusati anche di violazione dei diritti umani fondamentali e di lesione del diritto alla salute. Si tratta di quattro medici e di 39 uomini delle forze dell’ordine: tra questi, il medico genovese Giacomo Toccafondi, responsabile organizzativo del servizio sanitario della struttura provvisioria e il vicequestore Alessandro Perugini, quale funzionario della polizia di Stato più alto in grado nella caserma di Ps, che dovrà rispondere anche dei reati di abuso d’ufficio, di violazione di numerose norme contenute nell’ordinamento penitenziario, insulti e minacce. I magistrati genovesi lo accusano infatti di aver recato un danno ingiusto a numerosi manifestanti detenuti, costituito dalla lesione del decoro della persona, del diritto di tutelarsi giudiziariamente e del diritto alla salute «ossia la mancanza di una assistenza sanitaria adeguata delle persone offese vittime di lesioni, percosse e vessazioni».

«Ricordo a tutti - ha ammonito il ministro della Giustizia, Castelli - che per la nostra Costituzione chi non è condannato in via definitiva è innocente». Ma non ha voglia di aspettare il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano di An, per il quale «nel capoluogo ligure ci fu il più grosso tentativo organizzato e pianificato di aggressione violenta nei confronti dei partecipanti a un vertice internazionale, e di chi era preposto alla loro tutela».


    

 

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