ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.    )
Venerdì 15 Ottobre 2004

 
 

MA IL SOTTOSEGRETARIO ALL’INTERNO DIFENDE LA LEGGE SUI PENTITI

 

 Mantovano: «I permessi a Brusca sono uno scandalo»


 

Roma. La vicenda dei permessi premio a Giovanni Brusca «è oggettivamente scandalosa». A parlare è il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, che presiede il comitato del Viminale sul programma di protezione dei collaboratori e dice di «condividere l’iniziativa del ministro Castelli di inviare gli ispettori al tribunale di sorveglianza di Roma» che ha concesso al boss di lasciare il carcere ogni 45 giorni. Mantovano, invece, non è d’accordo con chi, in questi giorni, ha chiesto la revisione della legge sui pentiti.

«Non è un problema di legge - dice - ma di come la magistratura, in piena autonomia, la applica. Ne vengono fuori decisioni su cui, per utilizzare un eufemismo, si possono sollevare molte perplessità». La legge sui pentiti, spiega Mantovano, che presiede la commissione che decide l’ammissione al programma di protezione per collaboratori o testimoni, «è stata modificata, a fine della scorsa legislatura con un voto molto ampio del Parlamento, per restringere l’area dei benefici». Per quanto riguarda un soggetto come Brusca, aggiunge, «sarebbe auspicabile verificare adeguatamente i vantaggi processuali della sua collaborazione» prima di pagare un costo così alto come il concedergli permessi premio.

«L’impressione, infatti, negli ultimi tempi - spiega il sottosegretario - è che lo spessore qualitativo dei collaboratori di giustizia si sia molto abbassato». «Anche per questo - aggiunge - il rapporto tra la commissione del Viminale che ammette ai programmi di protezione ed i magistrati che avviano le domande è sempre più dialettico». Innfine, Mantovano lancia una provocazione: «dunque, invece di chiedere la revisione della legge sarebbe bene applicarla in tutte le sue parti. Alcune norme restano, infatti, lettera morta come, ad esempio, quella che prevede che il pentito, per essere ammesso al programma di collaborazione, debba mettere a disposizione i beni illecitamente percepiti».


    

 

vedi i precedenti interventi