ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:     Pag.     )
Venerdì 15 novembre 2002

ANTONIO TROISE

Indulto: la Lega resiste, An più morbida


 

È quando il Papa pronuncia quattro parole, «clemenza per i detenuti» che il fronte del «no» all’indulto emerge con nettezza, anche visiva, nell’Aula strapiena di Montecitorio. Nell’istantanea dell’ennesimo applauso che interrompe il discorso del Pontefice c’è tutta la divisione che taglia in due il governo. I ministri di An che seguono il passaggio a braccia incrociate e che non muovono un muscolo. Così come i ministri della Lega, da Bossi a Castelli, che restano immobili, gelidi. Proprio mentre, nell’Aula tirata a lucido, l’applauso parte dai banchi del centrosinistra e si estende a macchia d’olio su buona parte dell’emiciclo. Insomma, sull’indulto la maggioranza continua ad essere divisa. A tenere duro è soprattutto la Lega. Mentre, il fronte di Alleanza Nazionale comincia a scricchiolare.

Anche se ieri, il vicepremier, Gianfranco Fini, ha ribadito le sue posizioni: «È sbagliato prendere questo o quel passaggio del discorso del Papa per poi utilizzarlo per alimentare il dibattito e la polemica politica». È evidente, aggiunge Fini, «che qualcuno ha tirato il Papa per la giacchetta. Ma il Pontefice ha parlato alle coscienze e quindi è giusto che ogni deputato, direi ogni italiano, mediti sulle sue parole».

Sulla stessa linea anche il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, che taglia corto: «Il seguito coerente alle parole del Papa sul sovraffollamento delle carceri è di varare un piano straordinario di investimenti nel settore penitenziario che riguardi tutto, dall’edilizia al personale». Anche perché, aggiunge l’esponente del Viminale, «abbonare qualche anno di reclusione dà respiro per qualche mese, salvo ritrovarsi poi nelle stesse condizioni di partenza». Molto più sfumata, invece, la posizione del ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri: «Dopo il discorso di oggi le istituzioni dovranno riflettere. Poi, ciascuno, dovrà assumersi le proprie responsabilità rispondendo alla sua coscienza e al mandato che come membro del Parlamento deve esercitare». D’accordo con Gasparri anche l’altro ministro di An, il responsabile delle Politiche Agricole, Giovanni Alemanno: «Ora dovremo discutere all’interno del partito perché bisogna interpretare l’esigenza di giustizia dei cittadini anche anche il richiamo ai valori di clemenza del Pontefice. Un gesto in questo senso va fatto».

Di tutt’altro avviso, invece, gli uomini della Lega, a cominciare dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che a caldo, subito dopo le parole del Papa, non cambia di una virgola la sua posizione: «Come cristiano posso anche essere d’accordo, ma da ministro devo tenere conto di altre ragioni». E, cioè, «non è possibile liberare chi ha commesso dei delitti solo perché non c’è la necessaria ricettività delle carceri».

E, più tardi, a margine della presentazione di un accordo con l’Albania che dovrebbe consentire di trasferire nel loro paese d’origine almeno 400 detenuti condannati in Italia, Castelli è tornato alla carica: «Non compete al ministro della Giustizia ma al Parlamento varare un provvedimento di amnistia o indulto. E se le Camere lo faranno, ne prenderò atto». Ma, nel frattempo, aggiunge l’esponente della Lega, «il mio dovere è garantire condizioni dignitose ai detenuti evitando il sovraffollamento. Un obiettivo da conseguire con misure infrastrutturali, vale a dire con la costruzione di nuove carceri o con accordi come quello siglato con l’Albania». Chiude la porta ad ogni ipotesi di indulto anche il capogruppo della Lega alla Camera, Alessandro

Cè che pure giudica condivisibile il capitolo del discorso del Papa dedicato alla Giustizia. Solo che, spiega l’esponente del Carroccio, è un ragionamento che va bene solo perché «viene da una sfera spirituale. Sappiamo bene, invece, che ognuno recita il proprio ruolo. Quello della politica è di confrontarsi con le esigenze concrete, anche quelle di sicurezza dei cittadini». Conclusione: «Non cambiano idea su un provvedimento generalizzato di amnistia o di indulto - ribadisce Cè - Perché sarebbe estremamente dannoso per la vita quotidiana e la sicurezza». Altra cosa, conclude il capogruppo del Carroccio, «è tenere in considerazione le sollecitazioni del Papa sulla possibilità di ricorrere a misure alternative al carcere e intervenire per rendere migliore la vita nei penitenziari». Ma oltre, almeno per ora, la Lega non vuole andare.


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