ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Mercoleì 16 Novembre 2005 |
ELENA ROMANAZZI
False cittadinanze agli immigrati
Roma. Con ventimila euro, un immigrato poteva diventare cittadino italiano. Per un certificato di residenza, la tariffa variava tra i 300 e 1.500 euro, a seconda delle possibilità di chi faceva la domanda, e per una carta d’identità servivano 3mila euro. Otto dipendenti del comune di Roma, con la complicità di altri 127 cittadini tra italiani e stranieri, avevano messo in piedi una vera e propria anagrafe parallela che, nel corso di diversi anni, ha ”regolarizzato” la posizione di migliaia di persone irregolari. L’ideatore della truffa, Nello Nasso, dipendente comunale e dirigente del I Municipio. L’inizio, quasi per gioco per guadagnare qualche soldo in più. Per Nasso era facile. I documenti rilasciati erano di fatto autentici, pur avendo nomi e residenze risultate ora false, non potevano essere intercettati in alcun modo. Come complici, tre vigili urbani (certificavano la residenza) e altri quattro dipendenti comunali. Il gioco è diventato poi una vera e propria organizzazione che vantava migliaia di clienti, scoperta dopo un anno di indagini dalla Squadra mobile romana guidata da Alberto Intini. Il meccanismo che l’associazione usava si divideva sostanzialmente in due modi. Il primo era quello di ottenere una cittadinanza attraverso l’acquisizione di false paternità o clonando identità di cittadini ignari. La seconda, invece, passava attraverso la creazione di identità di cittadini inesistenti. Centotrentacinque i provvedimenti di custodia cautelare emessi dalla Procura di Roma, oltre 170 le perquisizioni effettuate tra la capitale e altre regioni d’Italia dove l’organizzazione stava cercando di mettere radici. Il giro d’affari dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, ha superato i due milioni e mezzo di euro all’anno. Se si considera che operava dal 2001, ha intascato miliardi e miliardi di vecchie lire. L’anagrafe parallela è emersa grazie alle denunce di alcuni cittadini che, avendo bisogno della carta d’identità, si sono sentiti respingere la richiesta perché il documento era stato già rilasciato. Da questi episodi, molti riguardavano persone residenti all’estero o anziani, è venuta alla luce l’organizzazione. L’indirizzo di residenza più gettonato era via Monte Testaccio 61, una strada dove gli agenti hanno trovato delle grotte. L’operazione portata a termine da Alberto Intini e dalla dirigente della IV sezione della Mobile Dania Manti, è stata apprezzata dal sottosegretario del ministero degli Interni, Alfredo Mantovano e dal sindaco della capitale. Per Walter Veltroni è stato inferto un «duro colpo alla criminalità organizzata». L’indagine, però, non è ancora chiusa. E tutti i dati dell’anagrafa capitolina verranno controllati. Ci vorrà un anno per accertare quante siano le false identità ancora in circolazione. Ma i documenti e i certificati forniti dalla banda sarebbero migliaia, molti dei quali hanno consentito ad immigrati di avere documenti e agli zingari di avere documenti regolari malgrado qualche precedente penale.
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