ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.     )
Sabato 16 Luglio 2005

CORRADO CASTIGLIONE

 

  

 «Ma con la repressione serve un’opera pedagogica»


 

La sicurezza come un punto di forza del programma dell’Unione verso la tappa elettorale del 2006: anche il leader dell’Udeur Clemente Mastella apprezza l’idea di Villari, perché intorno a questo punto la riflessione sulle possibili modifiche del legislatore si arricchisca anche delle proposte su come far fronte al disagio sociale, che spesso è brodo di coltura della criminalità. Proprio mentre dal governo arrivano segnali di disponibilità, come ha confermato anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano spiegando che «il governo sta studiando le misure suggerite sulla base dell’esperienza di Napoli».

Onorevole Mastella, la Fabbrica a Napoli si occuperà di sicurezza. Cosa ne può venir fuori?
«Si tratta di un’iniziativa che può avere grande efficacia. D’altro canto, anch’io sono candidato con Prodi alle primarie e sono convinto che Napoli e la Campania devono essere maggiormente protagonisti, sia nella fase di elaborazione del programma che dopo».

Intende dire che se l’Unione vince c’è bisogno di più ministri meridionali al governo?
«Anche. Penso soprattutto, più in generale, a una maggiore presenza di esponenti napoletani e campani laddove vengono poi elaborate politiche importanti per il Mezzogiorno: in questi anni tutto ciò non è avvenuto».

Quali le azioni da promuovere per sconfiggere la criminalità?
«Hanno un grande significato le azioni di contrasto alla criminalità in senso stretto, con la repressione che punti ad una maggiore determinazione delle forze di polizia. Ma credo che la sfida vada affrontata con speciale riguardo al disagio sociale, a partire dai nodi legati alla dispersione scolastica».

Napoli è una città difficile.
«Effettivamente sì. Infatti, c’è anche la necessità di un’opera pedagogica».

In che senso?
«Non è normale il fatto che degli agenti di polizia vengano circondati e aggrediti mentre effettuano un’operazione di controllo del territorio o un arresto. Per questo bisogna far crescere una solidarietà nuova tra la città e chi combatte il crimine».

Come?
«Anche grazie a una politica che sappia parlare meglio alla gente, spiegando che lo Stato c’è, che la Politica c’è». Dunque una comunicazione maggiore? «Non mi sembra una cosa di poco conto: a Napoli adesso la gente ha paura, è preoccupata. E non sarebbe affatto sbagliato aiutare i napoletani a superare questo sbandamento mostrando nei fatti che lo Stato è presente».

Per lei è solo una questione di percezione della sicurezza?
«Certo che no. A Napoli e in Campania sembra che si sia innestata la retromarcia. Il turismo perde colpi. E si rischia di far passare il messaggio di una città, di una regione splendida ma dimenticata».

Il patto bipartisan può rappresentare una risorsa, intervendo sulle norme anticrimine.
«Indubbiamente, ne sono convinto. Ma si tratta di uno dei tanti modi per intervenire. Ce ne sono anche altri e tutti meritano attenzione».

Onorevole, è fiducioso?
«Guardi, così come non ho mai creduto al ”rinascimento napoletano” non credo neppure al ”medioevo”». E in cosa crede? «Nella necessità di recuperare un po’ di quota e di volare più in alto, perché la città è in grado di farlo».


    

 

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