ELENA ROMANAZZI
LA «RIVOLUZIONE» DI FINI. Il MINISTRO SIRCHIA PRUDENTE: «DOVREMO VALUTARE OGNI IPOTESI». MA IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO (AN) INCALZA
Di una nuova legge sulle droghe è prematuro parlare. Ma tutto il sistema è al vaglio del governo che ha deciso di studiare attentamente l’evoluzione del fenomeno negli ultimi dieci anni. Una analisi complessa dalla quale poi si trarranno delle conseguenze. Il possibile ritorno alla dose minima giornaliera, abrogata con un referendum nel ’93, e annunciata come ipotesi dal vice premier Gianfranco Fini a Vienna, è solo uno degli elementi sui quali si sta ragionando. Tutto deve essere ancora discusso. Il ministro della Sanità Girolamo Sirchia, ritiene prematuro qualsiasi commento sulla proposta di Fini: «Sono posizioni che dovranno essere sviluppate». Il governo intanto guarda con attenzione all’emergenza: l’escalation nel mercato delle droghe sintetiche.
La strategia
Spiega il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano: «L’ecstasy, ovvero l’Mdna, può essere variata nella sua composizione in modo rapido, e così non rientrando più nelle tabelle sfugge alla sanzione penale». Cosa fare allora?: «Dal momento che la sanzione è sempre collegata alle sostanza, invece di inseguire la struttura molecolare di volta in volta variata, è immaginabile invece una definizione più generica di droga sintetica che prescinda dalla analitica indicazione della struttura molecolare e però faccia riferimento ad una sostanza che è droga». «Se l’effetto è quello di un’alterazione psico fisica - aggiunge il sottosegretario - c’è un aggancio che consente di applicare la sanzione. Ma per fare questo occorre una legge, che non trova esempi negli altri Paesi». Attualmente per aggiornare le tabelle con l’indicazione delle nuove sostanze occorrono mediamente tre-quattro mesi. Si deve passare prima dalle analisi di laboratorio e poi attraverso le maglie burocratiche che allungano i tempi, tanto che la sostanza in esame - spiega - non solo si è diffusa, ma una volta inserita è stata già modificata. Da questo meccanismo occorre uscire». «L’intento di questo governo - aggiunge Mantovano - non è quello di mantenere i tossicodipendenti nel loro stato con strumenti più o meno asettici, dalle siringhe sterili alla distribuzione del metadone, senza nulla di più, ma quello di fare uscire i più giovani ed i meno giovani dalla droga e quindi ad impedire che altri possano entrarvi».
La polemica
Il possibile ritorno alla modica quantità giornaliera ha scatenato la reazione dell'opposizione. Livia Turco, ex ministro per le politiche sociali dei Ds, annuncia battaglia: «La svolta sulla droga operata da questo governo si concentra in un’unica ricetta: colpire i tossicodipendenti ricorrendo al carcere. In questo modo si cancellano anni di lotta alle droghe». La legge Iervolino-Vassalli per Livia Turco va modificata nel senso di «depenalizzare le condotte connesse all’uso individuale di droghe e dunque differenziando le pene tra piccolo, medio e grande spaccio». L’Ulivo, annuncia la Turco, darà vita ad un tavolo permanente con gli operatori dei Sert e delle comunità per contrastare questa politica dannosa del governo». Critico nei confronti di Gianfranco Fini, pur riconoscendone «la serietà», l’ex presidente della Camera, Luciano Violante: «Ho un’opinione un po’ diversa su queste cose. Credo che si debba lavorare bene e seriamente sulle dipendenze». Riccardo Pedrizzi, responsabile An per le politiche della famiglia, difende Fini e replica alla Turco: «La differenza che passa tra la Cdl e la sinistra si può fotografare con questa immagine: c’è uno che si sta sparando, noi cerchiamo di dissuaderlo e di togliergli la pistola, loro gli danno una pistola asettica e un proiettile sterilizzato». Rispetto alla reintroduzione della dose minima giornaliera Pedrizzi chiarisce che non «si vuole colpire i tossicodipendenti ma gli spacciatori».
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