ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MATTINO
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Sabato 17 Luglio 2004

e.r.

 

 

 Fini e Castelli: nessuna lite sul decreto immigrazione


 

ROMA.Il governo si è preso un mese di tempo per ritoccare la Bossi-Fini e correggere i due articoli giudicati illegittimi. Una pausa di riflessione imposta dai ministri leghisti, dovuta, ufficialmente, all’imminenza delle ferie del Parlamento. Il decreto per adeguare la normativa alle indicazioni della Corte, proposto da Pisanu e definito «morbido» dalla Lega, rischiava di decadere dal momento che Camera e Senato non avrebbero avuto il tempo di convertirlo entro i 60 giorni previsti dalla normativa.

In una nota congiunta il vice premier Gianfranco Fini e il ministro dell’Interno Beppe Pisanu hanno assicurato che le eccezioni della Consulta in tema di espulsioni, comunque, saranno accolte e il dispositivo di legge «adeguato». Due ipotesi al vaglio degli uffici legislativi dei ministeri interessati. La prima prevede di rendere «facoltativo» l’arresto degli immigrati irregolari ed «ordinato» solo in presenza di circostanze gravi, quali la reiterazione del reato o la pericolosità sociale. Per la parte riguardante le espulsioni degli extracomunitari senza il regolare permesso di soggiorno e la necessità di garantire all’immigrato la difesa e la valutazione del provvedimento di allontanamento da parte del giudice, l’esecutivo sta valutando di utilizzare i Giudici di pace vista la loro presenza capillare sul territorio. Davanti al Giudice di pace non è necessaria la presenza dell’avvocato e tuttavia gli immigrati potrebbero comunque difendersi chiedendo l’assistenza di un avvocato d’ufficio.

Sono queste solo alcune ipotesi sulla quali si sta ragionando e sulle quali si dovrà trovare preliminarmente una intesa politica. Il tema, infatti, divide le forze di maggioranza. Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano di An, ha avanzato un’altra ipotesi: «Venendo meno l’arresto in flagranza - ha spiegato - adesso il clandestino viene premiato per la sua abilità a non farsi identificare, quindi la nuova norma non può che prevedere l’innalzamento temporale della sanzione da un anno a quattro anni». In questo modo scatterebbe l’arresto obbligatorio. «Un aumento della pena - ha sottolineato Mantovano - che è omogeneo al reato commesso dal clandestino che, espulso, rientra in Italia e che era previsto dalla Turco-Napolitano».

Lo slittamento del decreto alla fine di agosto ha scatenato le reazioni del centrosinistra. Marco Rizzo dei Comunisti italiani ha attaccato la Lega: «Quanto successo a palazzo Chigi dimostra che conta più il razzismo della Lega che le decisioni della Consulta». Paolo Cento dei Verdi si è detto preoccupato dello slittamento: «La sentenza della Corte è chiara e va rispettata adeguando ad essa tutta la normativa dell’immigrazione partendo dal presupposto che i clandestini hanno gli stessi diritti giuridici dei cittadini italiani». Durissimi i diessini: «Se l’immigrazione avesse fatto parte della verifica il governo sarebbe caduto da un pezzo - hanno sottolineato Livia Turco e Giulio Calvisi - considerato che sul tema dell’immigrazione le divisioni all’interno dei partiti della maggioranza sono tali e tante da essere decisamente superiori a quelle che hanno in materia economica». Rosi Bindi della Margherita ha evidenziato come il lavoro del governo sia costantemente «paralizzato dai veti incrociati»


    

 

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