ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Venerdì 19 luglio 2002 |
ANTONIO TROISE
La Procura apre un’inchiesta
per danneggiamento. Al vaglio
tutte le ipotesi, perfino quella
di una guerra fra i «giardinieri»
Chissà quante sono. Trenta, cinquanta, forse addirittura settanta le tombe profanate, distrutte, prese a picconate, colpite con grossi martelli, divelte, strappate dall’immobilità del loro tempo, dove le pietre e gli oggetti raccontano vite e storie. Basta far vagare lo sguardo nell’area dei cimitero ebraico, al Verano, per scoprire i segni di una violenza cieca, terribile, incomprensibile. Sono entrati di notte, quando basta poco per sfuggire ai pochi «vigilantes» che controllano i cancelli. Un sacrilegio bestiale che a tratti è sistematico, distrugge un intero filare di lapidi, non ne lascia in piedi una. E, altrove, nella piccola area dove ci sono le tombe che Mussolini fece togliere dalla zona dove oggi sorge il roseto comunale, è solo una furia «ubriaca», che colpisce a caso, colonnine e vasi di pietra distrutti accanto ad altri scampati alla violenza. Sicuramente, non è opera di pochi vandali. Ad agire deve essere stato un gruppo numeroso, che si è spinto fin sul «pincetto», una piccola collina dove ci sono le cappelle monumentali, quelle storiche della comunità. E dove i vandali si sono accaniti su quella della famiglia Beer, una delle più note. Qui hanno danneggiato anche la bara, scoprendola e fermandosi solo alla copertura di zinco. C’è qualcosa di più oscuro e minaccioso nel raid notturno del Verano. Non ci sono ne svastiche nè scritte in arabo. Nessuna rivendicazione, e questa è già una prima anomalia, commentano fonti della Digos. La Procura della Repubblica di Roma ha già aperto un’inchiesta. Per ora, il reato ipotizzato, è quello di «danneggiamento». Ma tutte le ipotesi sono al vaglio degli investigatori. Anche quella di una resa di conti tutta interna al Verano, fra i giardinieri abusivi, spesso ex o pensionati, che gestiscono il verde nel settore israelita e l’Ama, l’azienda municipalizzata che dal ’98 ha avuto in affidamento l’intero settore e che quindi ha ridotto drasticamente le opportunità per gli operatori privati. Un dissidio che già in passato aveva portato a danneggiamenti o incurie perché qualcuno aveva sconfinato in territori non propri. Alcuni dei giardinieri sono già stati ascoltati dagli inquirenti. Anche se, l’episodio di ieri, fanno notare fonti investigative, «è di una gravità senza precedenti». Il «reparto israeliti» dà sulla Tiburtina, un centinaio di metri dal grande ingresso monumentale del Verano. Gli ebrei arrivano alla spicciolata, con la «Kippah» in testa e con tanti mazzi di fiori nelle mani. È una giornata molto importante per il calendario ebraico, il nove del mese di Av: si digiuna, si ricorda la distruzione dei templi a Gerusalemme e si va a visitare i propri cari defunti. Ogni membro della comunità ebraica romana ha qui un piccolo pezzo di memoria. E, in queste occasioni, il cimitero è molto affollato. «Noi non ci faremo intimidire, non abbiamo paura - scandisce il portavoce della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici - Chi ha colpito lo ha fatto scientemente. E possono essere o i nazisti o gli arabi. Di solito, però, i nazisti lasciano svastiche, mentre chi ha agito non ha voluto farsi riconoscere». È più cauto il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni: «È davvero difficile interpretare tutto questo scempio. Noi siamo feriti e preoccupati, anche se riconoscenti a tutte le autorità che sono immediatamente accorse». L’elenco è lungo: dal sottosegretario Mantovano al Prefetto di Roma, dal leader della Margherita, Francesco Rutelli ad Arturo Parisi, dal sindaco di Roma, Veltroni al ministro Giovanardi. L’allarme è stato dato di buon mattino, da uno dei custodi. Poi, la notizia, si è diffusa in un baleno. «Mi hanno telefonato addirittura da Israele, l’avevano letta su Internet», racconta il padre di Riccardo Pacifici, che fotografa le tombe profanate. Lacrime e rabbia. Una signora tutta vestita in nero raccoglie uno dei vasi per mettervi dentro i fiori che ha appena portato con sè. Un pensionato, Enrico, guarda la tomba di suo padre, completamente distrutta, con la stella di David, in marmo rosso, che ha spaccato in due un’altra lapide, dove non si legge più nemmeno il nome. «Questa volta non si tratta di una vergognosa ragazzata, è un atto preoccupante perché perfettamente programmato ed eseguito in gruppo in un giorno di lutto per noi ebrei», fa sapere da Milano Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Una ragazza porta fiori rossi che distribuisce sulle tombe. Un altro uomo cerca di riaccendere un paio di lumini finiti a terra. Più su, nel settore monumentale, i vandali hanno addirittura portato via un busto antico. Mentre, qualcuno, fuori del cancello, ha improvvisato uno striscione scritto a mano: «Violenza sui morti, vergogna per l’Italia».
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