ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Domenica, 1 maggio 2005 |
PIETRO PERONE
«Il quadro è cambiato, ci sono cinquantenni che aspirano». Sì al duello in tv con Prodi ma con paletti precisi
Qualche ora dopo la rivelazione di Silvio Berlusconi, «con il partito unico potrei anche lasciare la leadership della Cdl», Clemente Mastella prova a fare l’indovino: «Vedrete che non sarà il Cavaliere a guidare il centrodestra nelle Politiche del 2006». Un anno di tempo per sapere la verità, mentre il premier parla del suo «sogno», quello di realizzare «la casa unica dei moderati», strada per far nascere in Italia il «bipartitismo» che darebbe «stabilità» al sistema politico. Nessuna tentazione invece di ritorno al proporzionale: «Non l’ho mai detto nonostante qualcuno l’abbia pensato». È un fiume in piena Berlusconi che lasciando palazzo Grazioli per recarsi a Milano, dove lavorerà al cambio dei coordinatori regionali di Forza Italia, gioca d’anticipo rispetto al chiacchierio di questi mesi circa una sua sostituzione: «E si capisce perché se ne parla - spiega - Ci sono dei protagonisti che avendo ormai cinquant’anni, e non essendo più dei quarantenni, pensano alla propria carriera e al proprio destino». Nessun riferimento diretto, ma è evidente che «papà Silvio» stia pensando ai leader più giovani di lui che però dovrebbero traquillizzarsi visto che «fino ad oggi - dice - il premier non si considerava sostituibile, ma il quadro ora è cambiato». Partita aperta, Berlusconi detta però le sue condizioni e frena subito sulla nascita di una federazione che piace ad An, ma «potrebbe nascere solo con regole ferree» in modo da evitare il gioco paralizzante dei veti incrociati», dice il presidente del Consiglio che ricorda di averne parlato nel ’94 con Fini, Casini e il defunto Tatarella per poi non fare nulla. Adesso è il momento perché un’eventuale uscita di scena del leader della Cdl «non dovrà creare disordine» o «diminuire le possibilità di vittoria», pur se il Cavaliere prevede il successo e confida che «gli italiani non consegneranno tutto il Paese nelle mani della sinistra» per finire «in un quasi regime». Nessun timore allora per un confronto in tv con Romano Prodi purché si stabiliscano «regole precise». Dopo le aperture di Gianfranco Fini, il discutiamone della Lega, arriva il rilancio in stile berlusconiano, ma la rivista bimestrale Formiche, vicina all’Udc, prova a ragionare e pone qualche domanda circa i contenuti e i principi che dovrebbero ispirare il partito unico: sarà una forza «popolare» in stile europeo oppure vicina al movimento americano neocom? Realistica «una fase intermedia». Tempo al tempo anche sulla possibile uscita di scena del premier: per Ignazio La Russa il cambio può avvenire «oggi o fra cent’anni» e Giuseppe Pisanu riconosce che si parla «di un’evoluzione naturale della Cdl che però ha bisogno ancora di Berlusconi», il quale a sua volta promette che comunque non «andrà in vacanza». Mario Landolfi, Alfredo Mantovano e altri fedelissimi di Fini chiariscono intanto che l’approdo realistico è la federazione per «il profilo di un bipolarismo finalmente compiuto». Si chiede però Mario Tassone dell’Udc: «Con An e con la Lega che partito è? Non lo capisco, può darsi che sia una cosa buona, ma devo capirlo meglio». Sul fronte opposto ironizza Francesco Rutelli: «Sarebbe meglio che i miei avversari facessero un governo unico che non zoppichi, ma loro si applicano a parlare di cose che agli italiani non interessano». Messaggio double face rivolto alla Cdl affinché gli alleati sentano, visto che il leader della Margherita da tempo si mostra scettico sulla federazione ulivista e dice no al partito unico dei riformisti. Un approdo che piace ai Ds tanto da coltivare un sogno simile a quello del Cavaliere.
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