ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MATTNO (Sezione: Pag. ) |
Sabato 22 Marzo 2003 |
ROSA PALOMBA
Aiuti umanitari dall’Italia: le scorte verranno consegnate alle frontiere
Pur tra l’incertezza dello spazio e del tempo di questa guerra, il capitolo profughi ricomincia dall’accoglienza e dall’assistenza. E ieri, nel secondo giorno dell’operazione angloamericana «Iraq Freedom», il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha messo da parte le recriminazioni sulla legalità del conflitto e ha chiesto che l’attenzione mondiale si concentri sulle vittime innocenti: «I miei pensieri sono rivolti alla popolazione civile che ancora una volta deve fronteggiare la sofferenza - ha detto Annan - L’Onu farà il possibile per aiutare il popolo iracheno». Per questo, Annan ha scritto al Consiglio di Sicurezza chiedendo gli strumenti per far ripartire il programma umanitario «petrolio in cambio di cibo» che è attualmente una joint venture Onu-Iraq. È dunque attraverso i programmi umanitari delle Nazioni Unite che si snoderà uno dei filoni degli aiuti agli iracheni. Resta però ancora da sciogliere il nodo dei corridoi umanitari affidati ai governi internazionali. Il piano italiano, legato anche alle decisioni del vertice Ue in corso a Bruxelles, prevede lo stesso metodo adottato per i profughi del Kosovo: assistere gli iracheni in fuga dalla guerra il più vicino possibile al loro Paese. «L’Italia - ha detto ieri il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano - è pronta a fare la sua parte, ma in concorso con l’Unione europea». Intanto, il ministero dell’Interno, insieme alla protezione civile e ai vigili del fuoco, ha stilato un programma di prima accoglienza in Italia e ai confini con l’Iraq. Tende, prefabbricati, cucine da campo, servizi igienici, coperte, vestiti e cibo non deperibile sono pronti per essere inviati in Turchia, Iran e Giordania. Quelli che si rifugeranno sulle coste italiane, saranno invece accolti nei centri già esistenti o in altri siti in cui allestire campi d’ emergenza. Ma come sempre in questi casi, resta fondamentale il ruolo delle associazioni umanitarie: «I profughi? L’entità dell’esodo sarà determinata dai tempi e dagli spazi del conflitto - dice Paolo Beccegato, responsabile internazionale della Caritas Italia - Questa è una guerra anomala anche sul fronte dell’esodo: il repentino attacco da terra cominciato in Iraq, spinge infatti la popolazione a restare nelle proprie città, perfino nelle proprie case. Al momento quindi non è prevista un’eventuale fuga di massa: dodici anni di embargo e mesi di bombardamenti nelle No Fly Zone, hanno fatto precipitare gli iracheni nella povertà più raccapricciante». Aiuti in loco, quindi? «Con la prima tranche di un finanziamento di 763mila dollari, la Caritas internazionale ha già immagazzinato migliaia di generi alimentari, farmaci e generi di primo soccorso. Ora la raccolta fondi continua in tutto il mondo. Siamo però perplessi - conclude Beccegato - sul metodo da seguire per distribuire le scorte. Non siamo infatti d’accordo con la linea indicata dai governi: gli americani, per esempio, vorrebbero affidare la consegna degli aiuti agli stessi soldati. Sarebbe un metodo che confonde le idee agli iracheni e mettere a rischio la vita dei volontari che, come i caschi blu, indossano una divisa».
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