ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Giovedì 23 Giugno 2005 |
ALMERICO DI MEGLIO
An verso l’assemblea, battaglia tra i colonnelli
Partito unico, o meglio unitario: è l’obiettivo e insieme lo sfondo di un dibattito che vede sempre più impegnato il centrodestra, dove FI getta acqua sul fuoco delle polemiche che accompagnano i distinguo e le difese delle diverse identità da parte degli alleati; dove An è impegnata nella ricerca di una linea politica condivisa e a ”rimettere in riga” lo stesso Gianfranco Fini, affiancandogli un segretario; dove la Lega ribadisce che vuole percorrere da sola la propria strada e promette - parole di Umberto Bossi - che «comincerà a fare politica pesante»; e dove l’Udc affida all’imminente congresso di definire la propria posizione sulla proposta di Silvio Berlusconi, e al segretario Marco Follini l’ormai puntuale replica («Il governo del Paese non è la gara a chi la spara più grossa e non vince chi la spara grossissima») alle dichiarazioni del Senatur e a quelle del ministro Roberto Calderoli (sulla ”castrazione chimica” temporanea per i colpevoli di stupro). In An le acque sono particolarmente agitate in vista dell’Assemblea nazionale del 2 e 3 luglio. Da molti si esprime diffidenza verso il progetto unitario che vede anche Maurizio Gasparri impegnato con Ferdinando Adornato sul testo fondativo e si sottolinea l’esigenza di una «riscoperta dei valori» tradizionali della destra. Il dibattito è aperto al punto che non è esclusa l’eventualità di un rimescolamento delle carte, a cominciare dal (quarto) cambiamento del simbolo del partito. E che sia una prospettiva verosimile lo hanno confermato parecchie dichiarazioni, diversi incontri e l’annuncio di Publio Fiori. «Lancio ufficialmente - ha detto il vicepresidente della Camera - la candidatura di Gianni Alemanno a segretario o coordinatore, sulla base di un documento che verrà portato all’Assemblea e che rivendica l’intangibilità dei valori del cattolicesimo politico sanciti a Fiuggi. Se Fini intende portare la destra nel partito unico, sarebbe un’altra scelta solitaria, dopo quella del referendum». Il ministro dell’Agricoltura è stato in realtà parecchio attivo, mentre il capo della segreteria politica del partito, Carmelo Briguglio, confermava sia la «nascita di un’aggregazione post-referendaria che dà rappresentanza politica e culturale a una nuova area patriottico-cattolico-solidarista», sia che un documento predisposto da Alfredo Mantovano «sta ricevendo apporti di contenuti e adesioni importanti». Ignazio La Russa, indicando i «segnali» emersi in Occidente, dall’America al Vecchio Continente, ha sottolineato che An deve «riaffermare valori come la vita, la famiglia, la cristianità, che hanno fatto grande l’Europa nella storia». Il ministro Mirko Tremaglia ha ammonito il leader («Se torna al partito deve puntare sui valori; e nel momento in cui si rivendicano i valori, il partito unico è morto») e minacciato di presentarsi in una lista degli Italiani del mondo. E una girandola di riunioni di correnti appena disciolte e già redivive: Alemanno e Storace hanno consultato amici vecchi e nuovi, e così Urso e Matteoli, e Gasparri e La Russa. Ma Assunta Almirante, dopo un’amara constatazione («Hanno distrutto il partito di Almirante»), ha preventivato una conclusione «a tarallucci e vino». Ieri mattina Berlusconi ha convocato il vertice di FI a Palazzo Grazioli in vista della riunione odierna con i coordinatori regionali e provinciali, per avviare quel «motore azzurro» che dovrebbe - questa la parola d’ordine del Cavaliere - recuperare i delusi, convincere gli indecisi e ridare slancio al partito, che costituirà l’«asse portante» di quello unitario. Si è discusso anche di collegi, della «necessità di presentare i simboli dei singoli partiti perché altrimenti si perdono molte adesioni» e della possibilità che allo sviluppo della casa comune si accompagni la riforma della legge elettorale.
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