ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
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Sabato 26 Giugno 2004

GIUSEPPE CRIMALDI


 Il generale Giuliani: collaborazione essenziale


 

Duecento euro al mese per campare tranquilli, per lavorare senza «problemi». L’estorsione a Pianura valeva esattamente quanto un’assicurazione sulla vita; tu paghi e io ti copro dai rischi: una bomba carta o, peggio ancora, l’incendio che ti distrugge il negozio. Duecento euro: da versare sull’unghia all’esattore di turno, alla fine di orni mese. È andata così per anni. Ora però, anche Pianura comincia a dimostrare che ribellarsi al racket e alla camorra si può. Ne è prova l’ultima operazione della compagnia dei carabinieri del Rione Traiano, coordinata dal sostituto procuratore Luigi Cannavale, che ha portato al fermo di Diego Basso, 35enne pregiudicato e considerato vicino al clan Marfella.

C’è voluto tutto il coraggio di un commerciante vittima delle sue richieste estorsive per consentire ai militari diretti dal capitano Francesco Rizzo di arrivare a quest’uomo, che tra l’altro scontava il regime di sorvegliato speciale con l’obbligo di soggiorno a Pianura. Secondo l’accusa, Basso era l’uomo che gestiva il racket per conto dei Marfella: dai 150 ai 200 euro la «rata» che il clan aveva istituzionalizzato mensilmente, e non più tre volte l’anno (Natale, Pasqua e Ferragosto), come succedeva prima.

Subito dopo la denuncia, le indagini sono riuscite a ricostruire un quadro veramente inquietante. A Pianura - dove la pressione della criminalità organizzata è talmente asfissiante da aver indotto alcuni commercianti a creare un’associazione antiracket - Basso evrebbe preteso il pizzo su decine e decine di negozi. Richieste perentorie: al punto che molti commercianti si erano «consorziati» per potere assolvere ai sempre più gravosi impegni economici; la somma veniva insomma raccolta e consegnata nelle mani di un commerciante che a sua volta provvedeva, alla scadenza della rata, a girarla agli esattori di Basso (a volte il pregiudicato utilizzava anche insospettabili giovanissimi).

Un copione già visto in occasione dell’arresto di altri due malviventi, i fratelli Giuseppe e Salvatore Mele, avvenuto nel maggio scorso sempre grazie alle indagini dei carabinieri. Servirono anche allora il coraggio dei commercianti, l’impegno dell’associazione «Pianura per la legalità» e il sostegno della parrocchia di San Giorgio: una collaborazione che consentì di fermare i due fratelli estorsori. A denunciarli fu un altro coraggioso commerciante costretto da cinque anni a pagare il pizzo a Pasqua, Natale e nelle festività estive. Rate di 160 euro, aumentate poi a 250. Il nuovo racket, quello che Basso cercava di imporre, era ancora più vorace. Rate tutti i mesi, tanto per cominciare. «L’indagine - commenta il procuratore Agostino Cordova - si è sviluppata in un brevissimo lasso temporale e si fonda anche sulle dichiarazioni della parte offesa che, presa fiducia nelle istituzioni, si è deciso a svelare tutte le angherie che è stato costretto a subire nel corso degli anni».

Sono segnali importanti, quelli che arrivano da Pianura. «L’impegno preso da tempo e ribadito un paio di mesi fa, in presenza del sottosegretario all’Interno Mantovano - commenta il comandante provinciale dei carabinieri, generale Vincenzo Giuliani - sta dando i suoi frutti. Con la compagnia del Rione Traiano continueremo a lavorare per estirpare la malapianta del racket. Chiediamo un solo aiuto: la collaborazione della gente, che resta essenziale; in cambio offriremo loro tutta la sicurezza e la tutela necessaria».


    

 

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