ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
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Venerdì 27 Agosto 2004

ELENA ROMANAZZI

 

 «Pericolo attentati, l’Italia è nel mirino»

 


 

Roma. «L’efficienza delle forze dell’ordine italiane» e dei servizi d’intelligence «è superiore alla media», ma questo non pone il nostro Paese al riparo dal rischio di attentati. L’allarme non è nuovo, ma questa volta viene lanciato dal direttore del Sisde (il servizio segreto civile) Mario Mori, dal meeting dei ciellini. Il pericolo - spiega Mori - viene dagli estremisti islamici e riguarda tutti i paesi occidentali «portatori di una cultura e di una politica» che sono obiettivi dichiarati dai fondamentalisti. Ed il ministro dell’Interno Pisanu mette in guardia sulla possibilità che dietro il traffico di clandestini ci possa essere la mano di Al Qaeda, che potrebbe utilizzare questa strada per far entrare in Italia i suoi uomini nascosti tra i disperati e per autofinanziarsi, dal momento che questo sporco commercio garantisce enormi entrate di denaro.

Il quadro è di certo preoccupante e proprio per rendere più incisiva l’azione di contrasto e di prevenzione, il ministro dell’Interno non esclude una riforma che «unifichi i servizi di intelligence». Tuttavia sia Mori da Rimini che Pisanu (in una intervista all’Espresso), ribadiscono che «per ora» non ci sono «segnali concreti e persuasivi di attacchi imminenti». Le minacce non sono mancate. Ma la situazione è sotto controllo. Anche se - spiega Mori - «il pericolo di attentati è cresciuto progressivamente ed esistono gruppi che potrebbero portarlo a termine». L’Italia - precisa il direttore del Sisde - «non è in una situazione pre-spagnola» e proprio a questi gruppi manca quel «supporto logistico-tecnico per agire che li attarda e li appesantisce». Un attacco inoltre, spiega ancora il direttore del Sisde, il più delle volte è «imprevedibile», anche perché «può essere lanciato da gente che vive in Italia da dieci anni, che lavora in un supermarket e, ricevuto un ordine, cerca di portare a termine il suo compito». L'intelligence, però, non sta con le mani in mano. Anzi, gli agenti «si stanno muovendo in modo sempre più preciso e disponendo di conoscenze e di fonti informative che fino a qualche anno fa non c'erano». Lo sforzo, aggiunge Mori, è «riuscire ad intervenire in tempo: non è facile, ma assicuro che l'efficienza delle forze dell'ordine italiane è decisamente superiore alla media». Al dibattito a Rimini hanno partecipato anche il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano e il magistrato Stefano Dambruoso. Mantovano è sulla stessa linea di Mori: «Non si può escludere in modo categorico che non ci sarà un attentato in Italia, così come in Europa o nel resto del mondo». Per Dambruoso invece «esiste una minaccia seria e diffusa che va però affrontata senza eccessivi allarmismi».

La prevenzione è stata potenziata al massimo: 23 mila uomini controllano circa 13 mila obiettivi sensibili. Nessuno ha mai negato che in Italia ci siano, come spiega Pisanu, «cellule dormienti e singoli» che potrebbero attivarsi per colpire. Ma allo stato - aggiunge - «non abbiamo elementi certi per dire che esistano basi ben strutturate e in grado di attaccarci pesantemente come a Madrid».

Quanto al terrorismo interno, ribadisce Pisanu - «non è finito». Anzi, la «crisi delle Br ha aperto la strada a gruppi anarco-insurrezionalisti e marxisti-leninisti «responsabili di una lunga serie di attentati». C'è, infine, il rischio per l'autunno, quando riprenderanno i conflitti sociali. «Non mi sorprenderei - dice il ministro - se anarco-insurrezionalisti, marxisti-leninisti, settori dell’autonomia operaia e del sindacalismo di base si rovesciassero sulle manifestazioni sindacali con il proposito più o meno concordato di deviarle dal loro naturale alveo democratico». Un rischio sul quale ci sarà la massima vigilanza.

Le parole di Pisanu sui cortei sono state criticate dal verde Paolo Cento: «Le manifestazioni di piazza e i cortei sindacali, anche quando sono fatti in modo radicale, sono un elemento decisivo delle relazioni sociali e di una democrazia matura». Giannicola Sinisi della Margherita chiede al governo maggiore serietà sulla sicurezza: «Gli italiani - afferma - devono sapere come stanno realmente le cose, devono sapere se prendere la metropolitana o l'autobus o andare a fare la spesa siano diventate attività a rischio. Speriamo che almeno in questo delicatissimo settore il governo si sia fatto scrupolo di salvaguardare l'efficienza dei reparti non solo investigativi ma anche di quelli dedicati al controllo del territorio».


    

 

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