ALMERICO DI MEGLIO
INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO ALL’INTERNO
«Ora niente fermerà i rimpatri»
Mantovano: il Governo ripara i guasti della Turco-Napolitano
Alfredo Mantovano, magistrato pugliese, 44 anni, esponente di An, sottosegretario al ministero dell’Interno, delega all’Immigrazione, ha una delle maggiori responsabilità in questo governo: dimostrare che il centrodestra riuscirà a risolvere - o almeno a ridurre - uno dei più gravi problemi ereditati dagli esecutivi di centrosinistra, l’afflusso dei clandestini. Dall’opposizione le accuse piovono copiose, seppure contraddittorie: si critica l’insensibilità di fronte alle masse diseredate che fuggono dalle guerre e dalla fame e si critica l’incapacità di respingere gli immigrati indesiderati.
Ieri dal centrosinistra c’è stato chi ha ricordato che «gli sbarchi in Sicilia sono aumentati del 195%, in Calabria del 282% rispetto al primo semestre di un anno fa, in cui governava il centrosinistra». E che sono diminuiti anche i rimpatri dei clandestini, «rispetto ai 66 mila rimpatriati del centrosinistra» nell’ulrtimo anno al potere...
«Chi lo sostiene (Giuseppe Fioroni della Margherita,ndr) ha semplicemente sbagliato a leggere i dati, attribuendo al passato governo quelli che invece ha fatto registrare l’esecutivo di centrodestra. Dal 15 giugno 2001 al 17 marzo 2002, quindi nei primi 9 mesi di questo governo, sono stati rimpatriati 66.160 clandestini, a fronte dei 49.916 dello stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento di espulsioni del 32,5%. Ma anche più arresti di trafficanti d’uomini e più sequestri di mezzi di trasporto».
Non è eccessivo affermare che il decreto legge approvato è un «importante passo avanti» in vista della legge-quadro sull’immigrazione? «Per quanto riguarda la rottamazione delle ”carrette del mare”, occorreva impedire che restino anni in attesa di demolizione, semmai in porti anche piccoli, e con costi elevati di custodia. Finora potevano essere rottamate solo a chiusura dell’intero procedimento penale. Per quel che concerne invece le espulsioni, la corte costituzionale si era già pronunciata sul riaccompagnamento alla frontiera (negli ultimi 9 mesi ci sono state circa 70 mila espulsioni di questo tipo) dicendo che costituiva una limitazione della libertà personale che perciò richiedeva l’intervento dell’autorità giudiziaria, non previsto dalla legge Turco-Napolitano. Per prevenire una dichiarazione d’illegittimità e la paralisi nelle espulsioni, si è previsto un vaglio da parte dell’autorità giudiziaria. Ma il provvedimento d’espulsione è esecutivo: la polizia chiederà la convalida del provvedimento ma indirizzerà contemporaneamente il clandestino alla frontiera. La convalida potrebbe anche giungere col clandestino già rimpatriato».
C’è una vera e propria flotta di affollatissime carrette del mare che solca il Mediterraneo, o che vi s’approssima, dirette in Italia. Che cosa pensa di fare il governo per costringere le autorità dei Paesi di provenienza a intervenire per bloccare le partenze? Penso alla Turchia...
La sfida della nuova legge consiste nel rendere l’immigrazione un’opportunità: non per i mercanti di uomini, ma per quanti vengono e per l’Italia che li accoglie. In questo momento le rotte principali dei clandestini verso l’Italia sono due: dall’Albania attraverso il canale d’Otranto, un flusso consistente ma in diminuizione; e dalle coste orientali del Mediterraneo, in particolare dall’Egitto. Organizzazioni criminali gestiscono la raccolta in Pakistan dei clandestini che vengono convogliati attraverso l’Oceano indiano e il Mar Rosso verso il canale di Suez, e sulle coste mediterranee imbarcati e diretti in Italia. Ultimamente soprattutto verso le coste siciliane e calabresi. Il governo è in contatto con il governo egiziano per un’opera coordinata di contrasto. E anche con i governi della Turchia - che il 5 marzo ha finalmente ammesso per la prima volta che i clandestini hanno la ”possibilità”, a causa delle coste frastagliate, di partire dal quel Paese - del Libano, di Corfù, di Malta sia per impedire le partenze sia per favorire le espulsioni dei clandestini verso i Paesi di provenienza e non più soltanto di origine».
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