ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:     Pag.   )
Venerdì 30 Agosto 2002

PAOLA DEL VECCHIO



 

«Lavoratori immigrati solo a contratto fisso»



 

Non basterà un contratto di lavoro a termine: per regolarizzare gli extracomunitari che svolgono un lavoro dipendente sarà necessaria un’assunzione a tempo indeterminato. È la clamorosa novità contenuta nel decreto legge che sarà presentato il 6 settembre annunciata da Roberto Maroni. Ma il ministro per il Welfare incassa subito una critica eccellente: «Mi dispiace caro Maroni, ma sui contratti sbagli», gli manda a dire Bruno Tabacci del Cdu, il padre dell’emendamento che diede vita alla battaglia per regolarizzare gli immigrati in nero nelle imprese italiane. «Fare riferimento a un contratto a tempo indeterminato - spiega Tabacci - è una forzatura.

Il contratto di lavoro è quello previsto dalle normative vigenti». «Per regolarizzare un lavoratore subordinato - ha annunciato il ministro del Welfare - bisognerà offrirgli un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Così si eviteranno gli abusi». Dopo di che, chiusi i termini della sanatoria, tolleranza zero nei confronti degli extracomunitari che lavorano al nero. Ma anche per i datori di lavoro inadempienti. E Maroni ha assicurato per settembre un’intensificazione delle ispezioni sulle aziende. All’indomani del risultato oltre ogni aspettativa della distribuzione dei kit per la regolarizzazione di colf e badanti - coi 190 mila di ieri sono saliti a quota 370 mila - Maroni tenta di correre ai ripari rispetto a quella che si prospetta come una sanatoria senza precedenti. Anche se Bossi quel nome non vuole sentirlo nemmeno pronunciare: «Si sta manipolando la realtà - replica il ministro delle Riforme - la sanatoria non esiste. La legge è chiara: solo dove c’è un contratto di lavoro c’è il permesso di soggiorno per due anni. Tutti gli altri sono clandestini. Con buona pace degli sfruttatori della manodopera».

Da parte sua, Maroni annuncia un giro di vite rispetto ai nuovi arrivi, escludendo la possibilità di un nuovo decreto sui flussi per il 2002. «Per il 2003 - ha aggiunto - valuteremo dagli esiti della regolarizzazione». E comunque «non prima che sia fatta chiarezza sulle liste di collocamento, che vedono 200 mila iscritti. Ma è sui contratti a lavoratori «fissi», in contraddizione con i criteri di flessibilità auspicati dallo stesso governo per la riforma del mercato del lavoro, che Maroni incontra le riserve del presidente della Commissione attività produttive della Camera. «Non possiamo pretendere di introdurre delle rigidità», spiega Tabacci, facendo l’esempio dei lavoratori edili «che non possono essere assunti a tempo indeterminato». Critiche a Maroni sono fioccate anche dall’opposizione.

Sul rischio, infine, delle regolarizzazioni-truffa, è stato il sottosegretario dell’Interno Mantovano a ribadire che «le procedure non consentono truffe». «Una dichiarazione del lavoratore straniero - ha ricordato - pur se corredata dal versamento dei contributi, è inidonea a raggiungere lo scopo. Ed espone l’immigrato all’espulsione».


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