ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Domenica 4 Aprile 2004 |
c.gr.
Destra e sinistra insorgono: si poteva evitare
Teneteli dentro, una volta presi. O la città, che vede tornare liberi campioni dell’antistato, i parassiti che soffocano i quartieri ed ora ammazzano perfino i figli della gente, non vi crederà più. A Forcella, quartiere che ha offerto la sua piccola martire Annalisa Durante in cambio di una speranza di cambiamento, fa clamore la notizia della scarcerazione di Paolo Sorprendente, condannato in primo grado per accuse da vero signore della camorra e liberato il giorno dopo per decorrenza dei termini. «Fra quanto rivedremo anche Giuliano libero a Forcella?» si chiede la gente. Casi diversi. Giuliano, senza essere mai stato un boss, è per ora solo un indagato per la morte di Annalisa in un episodio per il quale la verità, tutta la verità, va pretesa con rigore. Pena l’inutilità della morte di una figlia di Forcella. Ma quella frase scoraggiata («quando ci rimanderanno pure Giuliano?») significa più di quel che dice. Il parroco di san Giorgio Maggiore, don Luigi Merola, interpreta questi sentimenti in una dichiarazione: «Occorre la certezza della pena - si legge - o le persone non collaboreranno più». Il sindaco aveva chiesto di sradicare la malapianta: per don Luigi non si riuscirà mai «se mancano le certezze». Lo stato e la magistratura, conclude, devono essere «forti». E dalle istituzioni, dall’amministrazione cittadina, dal governo e dai politici sale il coro dell’indignazione. Il sindaco, Rosa Iervolino Russo è (parole sue) «scioccata» da un «fatto gravissimo che cade in un momento del tutto inopportuno per la città». Non si discute - nè il sindaco lo farebbe - la legittimità del provvedimento. «Ma cose come la decorrenza dei termini andrebbero previste, innanzitutto con un’azione di vigilanza da parte del ministero. Non si può passare dal 41 bis - ha detto facendo riferimento alla segregazione dura per i boss in carcere - alla remissione in libertà perchè non si è fatto il processo abbastanza in fretta». Un decreto ad hoc? «Dobbiamo andare cauti - replica il sindaco - con decreti legge in materia di libertà personale, soprattutto dal punto di vista della costituzionalità. Un disegno di legge urgente, però, il governo lo potrebbe presentare vista la maggioranza di cui dispone...». Secondo il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, di Alleanza Nazionale, la scarcerazione di Sorprendente «era evitabile, gli strumenti nel codice ci sono». Bastava, afferma, applicare la norma che prevede una nuova misura cautelare in caso di pericolo di fuga. Attacca la magistratura napoletana, Mantovano, mentre si schiera con la polizia: «Non si può vanificare - ha detto - il lavoro delle forze dell’ordine, a Napoli aumentate di 500 unità. Lavoro inutile se tutto finisce nel collo di bottiglia di una macchina giudiziaria che non funziona. E non venissero a parlare di mancanza di uomini. Avessero altre città il personale del Tribunale di Napoli». E «una serie complessa di misure» chiede sempre da An Michele Florino, membro della commissione parlamentare antimafia. Di tutt’altro tono il parere di Marco Minniti, responsabile problemi dello Stato della direzione Ds: «la macchina giudiziaria - afferma - deve essere messa in condizione di operare bene. Speriamo che gli sprechi ed i privilegi da eliminare, di cui parlava il ministro Tremonti non riguardino la giustizia che, invece, ha bisogno di investimenti ingenti. Questa brutta storia lo dimostra». «Ho la sensazione che per Napoli e la sua provincia le buone notizie non arrivino mai» rilancia l’assessore provinciale al lavoro Corrado Gabriele, Rifondazione Comunista. La macchina giudiziaria napoletana soffre, per Gabriele, «il caos generato dalla vicenda del procuratore Cordova e per i provvedimenti presi dal ministero. Dobbiamo dimostrare ora, con i fatti e con le risposte alle emergenze sociali, che non fuggiamo da un territorio difficile». Il sottosegretario all’Ambiente Antonio Martusciello interviene per dire che «difficilmente la gente potrebbe percepire la legittimità di simili decisioni». La scarcerazione di Sorprendente, a suo parere, segnalerebbero «il cattivo funzionamento e la lentezza della macchina giudiziaria». No alle risposte emotive, dice Amato Lamberti, presidente della Provincia: ne andrebbe di mezzo il sistema delle garanzie per la persona.
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