ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:         Pag.     )
Domenica 4 giugno 2006

ALMERICO DI MEGLIO

 

 Riforme, l’Unione boccia il patto di Tremonti


 

L’intervista di Giulio Tremonti, ieri, al ”Corriere della sera“ potrebbe dischiudere la porta al dialogo sulle riforme costituzionali. Ma il cammino indicato non appare dietro l’angolo. Il centrodestra ha, infatti, plaudito - pur con le riserve dell’Udc - al ponte lanciato dall’ex vicepremier verso il centrosinistra. Ma le risposte provenienti dall’Unione sono state negative. Il problema è che la Cdl ritiene che solo la vittoria del sì al referendum potrebbe favorire una riforma bipartisan della Carta, mentre l’Unione è convinta dell’opposto. Resta che in parlamento sono in molti, nell’uno e nell’altro polo, a ricoscere l’esigenza di riformare la costituzione. Tremonti ha ieri sottolineato che sul referendum si confrontano due schieramenti, ma «paradossalmente ciò che unisce è più di ciò che divide». Ha spiegato che, da un lato, c’è il «fronte migliorista», cioè di quanti vogliono «migliorare e modernizzare» la Carta, «correggendo errori anche recenti»; e, dall’altro, il «fronte nichilista», cioè di quanti vogliono «conservarla tale e quale come fosse uno ”statuto“ tramandato da un passato intoccabile».

Il fronte migliorista sarebbe prevalente. Di qui la proposta di una «mozione parlamentare aperta» a tutte le forze politiche in cui, prima del voto, si indichino «i punti da cambiare» della riforma e gli strumenti per agire in tal senso. Non fosse possibile, in alternativa un «libero e pubblico dibattito tra persone di buona volontà» teso ad abbassare i toni della polemica, a «pacificare» il Paese, a favorire una prassi costruttiva nei rapporti tra maggioranza e opposizione con l’obiettivo di modifiche condivise, bnipartisan, alla costituzione. E solo sulla costituzione, per ché - ha tenuto a precisare per evitare accuse di inciucio - «sull’attività di governo faremo opposizione dura». Negativa la risposta di Franco Bassanini, Ds, portavoce nazionale del comitato promotore del referendum: «Un anno fa, o anche sei mesi fa, la proposta avrebbe potuto essere esaminata con interesse, ora arriva fuori tempo massimo».

Inoltre, apparirebbe «evidente l’intento di Tremonti di creare confusione nel campo del no», perché sarebbe difficile «mantenere compatto il fronte dei contrari a questa riforma, se i partiti del centrosinistra accettassero di trattare con chi l’ha voluta». D’accordo ttutti, da Romano Prodi all’Italia dei valori. Anche per i Verdi (i quali puntano all’«inserimento dell’ambiente come valore fondamentale nella costituzione») la proposta di Tremonti è «irricevibile perché - ha ribadito il capogruppo alla Camera Angelo Bonelli - mira a indebolire la campagna referendaria del fronte del no». Dialogo sì, ma dopo la vittoria del no per Clemente Mastella, leader dell’Udeur, che guarda a una nuova «stagione che può essere un’assemblea costituente».

Anche per Emma Bonino, della Rosa nel pugno, «bisogna impegnarsi per il no ma è necessaria l’apertura a una discussione, la costituzione va ritoccata ma bisogna vedere come lo si fa». E il capogruppo alla Camera, Roberto Villetti: «Si potrebbe accettare la proposta di Tremonti solo a condizione di ripartire davvero da zero». Tutt’altra accoglienza nella Cdl.

Proposta «intelligente e sagace» per il dc Gianfranco Rotondi; «saggia e di buon senso» secondo Alfredo Mantovano, di An, tanto più che diversi sostenitori del no apprezzerebbero «singoli punti della riforma, dalla norma anti-ribaltone alla riduzione del numero dei parlamentari, dalla correzione del bicameralismo ai poteri più definiti per il premier: perché allora rifiutare il tutto e non individuare parziali rettifiche da oggi al 2011, quando l’intera riforma sarebbe pienamente operativa?».

D’accordo Roberto Calderoli della Lega: «Evidente che tra le ipotesi di un no, che fermerebbe il cammino del cambiamento, e un sì nato dal muro contro muro, con il conseguente scioglimento delle Camere, sia da preferirsi un sì trasversale, condizionato ma finalmente costituente». Ma Francesco D’Onofrio, dell’Udc, dubita della possibilità di «qualunque intesa preventiva, così come proposto da Tremonti». E dubbi nutrirebbe (ma sono solo voci) lo stesso Silvio Berlusconi.


    

 

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